«Allora, cosa ti ha riportato da queste parti?»
Ormai la sera era già molto inoltrata e gli avanzi della cena erano già stati portati via. Una donna non più giovane, ma dal seno che strabordava dall’ampia scollatura, aveva preso il posto di Guillermo al bar e questi si era venuto a sedere al tavolo del terzetto.
«Abbiamo un lavoro da fare» disse Leandro, versandosi ancora del vino e scuotendo la bottiglia ormai vuota.
Guillermo lanciò un urlo al bancone del bar. «¡Maria! ¡Cardenal Mendoza para mis amigos!» Poi si voltò di nuovo verso Leandro. « Una cosa seria se hai lasciato il tuo buen retiro
Lui allargò le braccia. «Una questione complicata. Devo cercare i vecchi amici.»
«¡Madre de dios! Allora deve essere una cosa grave!»
Leandro si levò qualcosa dai denti con uno stecchino, che poi gettò sul pavimento. «Temo di sì. Conosci Garcia Fernandez?»
Guillermo fece una smorfia. «Il politico? No, ma non mi piace. Sei qui per lui?»
«È una storia complicata, magari ne parliamo un’altra volta.»
«Così mi fai incuriosire ancora di più.»
«Tu dammi una mano a ricostruire la squadra e ti racconterò tutto.»
Nel frattempo la barista giunse con il brandy al tavolo e si allungò fino a mettere il seno sulla faccia di Miguel.
Leandro rise, ma Guillermo la mandò via con un gesto.
«Piantala, Maria, stiamo parlando di cose serie.»
La donna si allontanò sbuffando.
«Te la scopi?» chiese Leandro.
L’oste lo guardò di traverso. «Ti ha mandato mia moglie?»
L’argentino si mostrò offeso. «Per chi mi hai preso? Manuela?»
Guillermo scoppiò in una fragorosa risata. «Sei rimasto indietro! Carmen, si chiama Carmen!»
«¡Madre de Dios! Che fine ha fatto Manuela?»
«¡Hombre! Ti ho chiesto forse cosa fai con la tua donna?» disse, indicando Anita.
«¡Y yo no soy su mujer!» sbottò lei, offesa.
Leandro scosse la testa. «Guillermo, hai visto cosa sa fare con il coltello… Io al tuo posto starei attento.»
Guillermo stappò la bottiglia e riempì quattro bicchieri fino all’orlo.
«¡Salud!» disse, alzando il suo. Dal bicchiere troppo pieno caddero alcune gocce di liquore sul tavolo.
«¡Salud!» rispose Anita, dopo averlo guardato fisso per un istante.
«¡Me gusta la chica!» esclamò Guillermo posando il bicchiere vuoto.
«Parliamo d’affari?» intervenne Miguel, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
L’oste lo guardò come se fosse uno scarafaggio e sputò per terra.
«Perdonalo, Guillermo» intervenne Leandro, «il nostro amico non conosce la buona educazione.»
«L’ho notato. Quando esci portatelo via e non farlo tornare più!»
«Adesso non esagerare! E poi te l’ho detto che abbiamo da fare.»
Guillermo fece una smorfia. «Già, la squadra.»
«Ci sono difficoltà?» chiese Leandro.
«Temo di sì» sospirò l’altro, «a parte Lopez che si è preso una coltellata ed è andato al creatore, Diego, Antonio, Luis e Fernando sono ancora in circolazione, ma Alberto è al fresco.»
Leandro corrugò la fronte. «Alberto, proprio lui?»
L’oste allargò le braccia. «Sì, mi dispiace.»
«Cosa ha combinato?»
«Ha litigato con una guardia, divergenza di opinioni.»
«E l’hanno arrestato per questo?»
«Be’, a dire il vero il motivo della discussione era che la guardia l’aveva beccato mentre usciva da un appartamento, ma Alberto non voleva saperne di farsi arrestare.»
Miguel fece una smorfia, ma Anita stava sorridendo.
«Non possiamo fare a meno di lui?» chiese.
«No» disse Leandro, guardando l’oste, «dobbiamo farlo uscire.»
«È possibile?» chiese Miguel.
Guillermo alzò le spalle, infastidito da quella domanda stupida. «Si può fare tutto, basta avere i soldi» rispose.
«Ne abbiamo?» chiese Leandro ad Anita.
Lei guardò incerta Miguel. «Non credo così tanti.»
«Allora per prima cosa dobbiamo procurarceli» concluse Leandro, guardando due ragazzi che appena fuori dal locale intrecciavano alcuni passi di tango.