La filiale del Banco de La Nacion sorgeva all’angolo di una delle vie più trafficate di Buenos Aires, ma a quell’ora del pomeriggio il movimento era scarso. Il guardiano, annoiato, ciondolava a destra e a sinistra, attento più al didietro delle ragazze che si dondolavano sui tacchi alti che ad eventuali movimenti sospetti.
«Perché proprio questa banca?» chiese Anita dal nascondiglio all’interno del carro funebre che divideva con Leandro.
«È di proprietà di Garcia Fernandez: visto che dobbiamo colpirlo tanto vale cominciare a farlo subito» rispose l’argentino.
«Qui dentro si soffoca!»
Leandro sospirò. «Hai ragione, ma non credo che i passeggeri di solito si lamentino.»
Anita sbuffò e si fece aria con la mano, ma tutto quello che ottenne fu di muovere una zaffata d’aria maleodorante. «Puah!»

L’uomo attese pazientemente un momento in cui il guardiano era voltato dall’altra parte e non passava nessuno, poi fece un gesto ad Anita ed entrambi scivolarono fuori dal carro. Erano vestiti con tute da lavoratori portuali e portavano in testa dei baschi, che oltre a confondere i lineamenti contenevano i folti capelli della donna. Camminarono svelti parlando tra di loro, distaccando il carro che procedeva lentamente, guidato da Miguel, e si avvicinarono con noncuranza all’entrata. Qui videro che una donna stava per uscire e si fermarono ancora qualche istante fingendo di discutere, quindi Leandro si portò alle spalle del guardiano e lo colpì con lo sfollagente ricavato da un tubo di piombo, sostenendolo per le braccia e adagiandolo in un punto in ombra nell’atrio, dietro un pianta, poi fecero irruzione all’interno spianando i fucili a canne mozze.
«Fermi tutti, questa è una rapina!»
I cassieri alzarono subito le mani, e anche il direttore, dopo un attimo di esitazione in cui aveva lanciato un’occhiata alla cassaforte aperta, si unì a loro.
«Bravi, così non si farà male nessuno» disse Leandro, mentre Anita faceva razzia riempiendo due sacchi di iuta. Come ebbe finito entrambi si caricarono un sacco in spalla, quindi fecero entrare i tre impiegati nel gabinetto e chiusero la porta dall’esterno, incastrando la spalliera di una seggiola sotto la maniglia.
«Questo non li tratterrà per molto» disse Leandro, «ma sarà sufficiente.»
Come furono fuori rientrarono nel carro, che nel frattempo aveva superato di poco la banca, spostarono la bara e misero i sacchi nel doppio fondo, quindi si cambiarono indossando i vestiti neri che si erano preparati e rimisero a posto il feretro.
«Come è pesante!» esclamò Anita.
«Per forza, è piena.»
Lei lo guardò senza chiedere da dove provenisse il cadavere, poi entrambi passarono nella parte anteriore. Nello stesso momento due uomini, assoldati in precedenza, partirono a cavallo di gran carriera, proprio mentre gli impiegati uscivano urlando dalla banca.
I pochi passanti guardarono i derubati e poi gli uomini che erano già lontani sulle loro cavalcature, collegando istintivamente le due cose, mentre il carro funebre lasciava lentamente la via.