Dense nubi grigiastre incombevano sul campo di volo dove era attraccata a un pilone la grande sagoma argentata del dirigibile Viento del Norte. Anita osservava senza parlare il massiccio velivolo.
«È riempito con elio, secondo le ultime direttive» la rassicurò Leandro, che conosceva la poca propensione della donna per il volo, «non può assolutamente esplodere.»
Anita si voltò verso di lui facendo una smorfia.
«Ti ringrazio. È consolante sapere che non morirò bruciata mentre sto precipitando da migliaia di piedi di altezza!»
«Io mi preoccuperei molto di più di respirare l’aria mefitica di questa città» ribatté lui, sputando un denso grumo di catarro scuro.
In quel momento li raggiunse Garcia Fernandez, risparmiando a Leandro la risposta di Anita.
«È il momento dei saluti e dei ringraziamenti» disse il politico, «tutta l’Argentina vi è debitrice per aver sventato la trama di Francisco Franco.»
«E dei suoi complici» disse Anita, «spero che li arresterete e li punirete come meritano.»
Leandro tossicchiò, divertito. Anita guardò prima lui e poi Garcia Fernandez.
«Non mi direte che la passeranno liscia!»
«Non credo che l’opinione pubblica sarà informata del fatto che buona parte della classe dirigente di questa città volesse fare un golpe…» disse Leandro, voltandosi verso Garcia Fernandez, «tuttavia credo che capiteranno una serie di incidenti inspiegabili ad un mucchio di persone nei prossimi mesi, giusto?»
Garcia Fernandez trasalì e si affrettò a cambiare discorso.
«Mi sono chiesto dal primo momento che ci siamo incontrati come ha fatto a sospettare che Miguel non fosse quello che diceva di essere» disse.
Leandro Soria gli fece l’occhiolino. «Ho capito che c’erano alcune cose che non andavano al momento dell’agguato, anche se già prima avevo intuito qualcosa di strano. Il progetto originale, quello che avevamo concordato, era di rapirla per smascherare la sua vera identità» rispose, «ma quando ho visto che alcuni uomini tenevano puntati i fucili verso il carro che procedeva lentamente ho capito che stavano provando la mira. Era chiaro che Franco non voleva testimoni, ma persone su cui scaricare la responsabilità dell’assassinio, e chi meglio di una famosa rivoltosa brasiliana e un vecchio capobanda della Boca che era stato visto insieme a lei?»
«Il piano non ha avuto successo per un vero miracolo. E adesso cosa farà?»
Leandro Soria alzò le spalle. «Cosa vuole che faccia? Ritornerò a Toay a respirare aria pulita e a guardare il vento freddo spazzare la Pampa.» Si guardò intorno. «Questa città così moderna e frenetica, la polvere di carbone dappertutto, il rumore…»
«Non mi sembra una prospettiva esaltante.»
«Magari stavolta per qualche tempo avrò compagnia» disse Leandro schiacciando l’occhio in direzione di Anita.
«Solo per qualche tempo e perché volevo provare uno di questi mostri volanti prima di morire» disse lei, accennando allo Zeppelin ormeggiato al pilone.
«Buon viaggio, allora» disse Garcia Fernandez porgendo ancora una volta la mano, «io e la Repubblica del Norte le saremo eternamente grati.»
«Conosco la gratitudine dei politici» rispose Leandro stringendogli la mano, per poi prendere sottobraccio Anita, «ma forse lei è una persona diversa.»
Poi, mentre Garcia Fernandez accennava un sorriso di ringraziamento.
«Almeno fino a prova contraria» aggiunse, dirigendosi verso il dirigibile.