«Pronto telefono amico»
«Voglio morire!»
«Ehi amico, non dire così, se hai chiamato vuol dire che vuoi parlare»
«Parlare? Con chi, con te? Ma se non ci conosciamo nemmeno, cosa vuoi che ti dica»
«Ma hai chiamato tu, ci sarà un motivo»
«Sono confuso, scusami»
«Ok ok, non importa. Io sono Davide e tu?»
«Mi chiamo Alfredo»
«Bene Alfredo, dimmi di te, cosa c’è che non va?»
«La vita fa schifo!»
«Non dire così dai, vedrai che tutto si può rimediare, hai problemi di lavoro?»
«Io non lavoro, non ne ho bisogno»
«Scusa, non capisco»
«Ho soldi a volontà, forse il problema è proprio questo. Sono circondato da persone false e interessate, mi adulano per ottenere la mia amicizia e mi sfruttano.
Gli amici per farsi scorrazzare ovunque a mie spese, le donne fingono di amarmi per avere regali costosi e frequentare ambienti di lusso… ah! sono disgustato!
Mio padre mi passa i soldi senza chiedermi nulla, basta che non gli rompa le scatole».
«Ma Alfredo, taglia i ponti con quella gente, e risolvi il problema, non credi?»
«Già, fai presto tu a parlare, e poi cosa farei? Resterei completamente solo».
«Senti Alfredo, credo che tu abbia bisogno di amici veri e disinteressati. Se vuoi, vengo da te così parliamo a quattrocchi. Io potrei essere il primo dei tuoi nuovi amici, cosa te ne pare?»
«Perché vorresti essere mio amico?»
«Per aiutarti a uscire da questa crisi, convincerti che la vita va vissuta qualunque cosa accada».
«Non mi convincerai facilmente con una filosofia spicciola».
«Ma no, niente filosofia, berremo qualcosa, ti parlerò di me, tu mi parlerai di te, se ti annoierò me ne tornerò a casa e amici come prima. Se proprio non ti va, interrompo la comunicazione ora, e tu farai ciò che vorrai».
Alfredo, dopo aver riflettuto un po’ accettò di incontrare Davide.
«D’accordo, però devi venire subito, domani potrebbe essere troppo tardi».
Gli diede l’indirizzo.
«Arriverò fra venti minuti, stai tranquillo».
Quando suonò il campanello Alfredo guardò l’orologio.
-Puntuale il tipo – pensò.
Andò ad aprire e si trovò di fronte un giovane di bell’aspetto dal sorriso gentile.
«Ciao Alfredo – disse Davide – visto che ho fatto presto? Posso entrare?»
«Certo, entra pure».
Alfredo si girò per fargli strada, non fece neppure in tempo a chiedersi il perché di quell’esplosione di dolore al capo che lo fece stramazzare al suolo esanime.
Davide appoggiò al muro la mazza da baseball che aveva con sé e guardando il corpo di Alfredo riverso a terra mormorò:
«Volevi morire? Eccoti accontentato! Adesso vediamo un po’ cosa hai da offrire al tuo amico Davide».
Sogghignando iniziò a svaligiare l’appartamento.