Un cane. Il più grande desiderio di ogni bambino, reiterato e riproposto in occasione di ogni festività, accompagnato da promesse e giuramenti di occuparsi del cucciolo, di essere buonissimi, disposti a rinunce inimmaginabili. Tutto per un cane. Chi di noi non l’ha fatto? Chi di noi non ha pianto, pregato, supplicato? Il più delle volte invano, dovendosi accontentare di un simile in pelouche. Altre volte, come è capitato a me, il cane è stato preso, ma ben presto riportato indietro perché il genitore aveva ottimisticamente previsto qualcosa che nella realtà era ben diverso. E così sul bambino si accumulava un’altra esperienza di delusione, di vuoto, aggravata dal fatto che si era creduto di realizzare un sogno che invece era svanito subito.

Essendo passata per questa strada, e non una volta sola, e conoscendo il mio modo di sentire, ho pensato per tutta la vita che non avrei mai potuto prendere un cane pensando di sopravvivergli. Lo so, è un pensiero bassamente egoistico, una forma di difesa verso una sofferenza inimmaginabile. Guardavo con invidia i cani altrui, mi sdilinquivo ad ogni musetto, mi fermavo ad accarezzare cuccioli e vecchietti sentendo il vuoto che io stessa avevo scelto.

Poi mia figlia è tornata a casa con Argo, il suo cane di nove mesi. Un meraviglioso cane Corso che avevo conosciuto cucciolino infreddolito in una gelida mattina di gennaio e che si era impossessato del mio cuore al primo sguardo di quei suoi incredibili occhi color pervinca che tanto bene si intonavano con il suo pelo grigio perla. E adesso era arrivato a casa mia, così, anche se non proprio in maniera diretta, finalmente avevo un cane.

Gli inizi sono stati lenti perché i cani non sono tutti uguali e neanche prevedibili. Il cane Corso in particolare ha un attaccamento verso il proprio umano che sfiora la simbiosi. Quando è arrivato a casa mia Argo aveva occhi solo per Giulia e quando lei non c’era si metteva sul suo letto senza mangiare, giocare o interagire con me e Tommaso, come se non esistessimo. Aspettava paziente che lei ritornasse. E’ andata avanti così per un bel po’, poi piano piano ha acquistato fiducia, è sceso dal letto ed è entrato a pieno titolo nella famiglia pur mantenendo alcune particolarità e una solida gerarchia nei rapporti. Con Tommaso erano compagni di penniche pomeridiane, dividevano equamente il letto pur essendo due “grandoni” e Argo amava farsi accarezzare quando entrambi si stravaccavano per terra. Un rapporto silenzioso, ma molto intenso, bellissimo.

Ho passato gran parte del tempo a spiegare alla gente che avere un cane di dimensioni più vicino ad un pony che ad una marmottina non è un problema di spazio. Argo nonostante la sua stazza è sempre stato un cane “da divano” nel senso più letterale della parola. Pigro e calmo, si acciambellava sul morbido sonnecchiando o, se ti avvicinavi, assumendo posizioni quasi oscene pur di farsi grattare la pancia, cosa che lo mandava in visibilio. Un carattere di una dolcezza infinita, una delicatezza anche nel prendere il cibo: se gli porgevi un pezzetto piccolissimo di qualcosa di buono, lui lo prendeva pianissimo, sfiorandoti le dita con un tocco lievissimo. E poi ti guardava chiedendo con lo sguardo: “E’ già finito?”

L’immensità dell’amore che solo un cane ti può dare (sì, solo un cane, con tutto il rispetto per gatti e altri animali) non si può spiegare, ma lo si vede e lo si sente in tante piccole e grandi cose. Ogni rientro a casa, dopo cinque minuti di assenza o dopo mezza giornata, si trasforma in un tripudio di feste, scodinzolii, mugolii di contentezza, leccate di felicità. E di qualunque umore sei quando apri la porta, non riesci a fare a meno di sentirti amato e coccolato, la migliore cura contro il malumore, lo sconforto, il dolore. Ci sono state notti in cui, tornando molto tardi dal lavoro al pub, Argo già sulla cuccia in camera con Giulia, non ce la facesse ad alzarsi per venirmi a salutare. Non rinunciava però a darmi un segnale di feste e sentivo il rumore del suo mezzo metro di coda che sbatteva sul pavimento o contro al muro per dirmi: “Lo so che sei tornata e ne sono felice”. E io ero felice più di lui. Perché un cane è il solo essere che ti ama per quello che sei, che non ti vuole diversa, che è capace di manifestarti affetto anche se lo ignori, se lo hai sgridato, se sei assente dietro ai tuoi pensieri. E’ la sola creatura che percepisce se stai male, ti si mette accanto e rimane lì finché non stai meglio. E non lo fa per il cibo o per il gioco, lo fa perché TI AMA.

Il passaggio di un cane nella propria vita la cambia e la modifica in maniera irreversibile, scava nel tuo cuore un posto a forma di cane che resterà lì per sempre e per sempre aspetterà di essere nuovamente riempito dopo che l’amico a quattro zampe è volato via perché da un cane non si torna indietro, non è più possibile. Questo è quello che ho capito in questi anni, in ogni istante trascorso con Argo, questo è quello che mi ha trasmesso ogni suo sguardo, ogni fotogramma della nostra storia, dal primo all’ultimo. Un cane non ti fa capire solo di quanto amore è capace verso di te, ma tira fuori da te la capacità di amare, proteggere un’altra creatura, come un figlio, più di un figlio perché i figli crescono, vanno per la loro strada nel mondo come è giusto che sia. Il cane rimane con te, fino al suo ultimo respiro ed è felice di stare con te, è l’unica vita che vuole, dovunque e comunque, nella buona e nella cattiva sorte, veramente e per sempre. Anche perché i cani non sanno fingere, al contrario degli “umani” o presunti tali, i cani non mentono, i cani non tradiscono, mai e poi mai. Hanno tutti un solo difetto: non sono immortali, ma anche questo ci costringe a confrontarci e misurarci con noi stessi davanti all’ineluttabilità del ciclo della vita e, dunque, ci offre spunti di crescita.

Vorrei dire a tutti i genitori di bambini di prendere un cane perché far crescere insieme cuccioli di diversa specie è utilissimo e per i piccoli umani è la migliore scuola di formazione. Così facendo si impara da piccoli a rispettare e amare gli animali, a capirne l’importanza nella nostra sfera naturale e affettiva, ci aiuta a capire cos’è l’educazione, per tutti, le regole, i comportamenti corretti e non, ad assaporare le sfumature più diverse dell’amore, della tenerezza, a ridere e piangere di mille cose che non conosceremmo mai senza i nostri amici a quattro zampe, a responsabilizzare, a capire l’importanza di prendersi cura di una creatura, a rispettarla, proteggerla, aiutarla a superare le difficoltà. Non vi fate spaventare da un tappeto rosicchiato o da qualche pipì e cacca da pulire: puliamo orgogliosi i culi dei nostri figli per anni, non ci perderemo per così poco!

E se avete un figlio con una disabilità, a maggior ragione prendete un cane perché la sensibilità dell’animale unita alla miriade di stimoli che il peloso può suscitare in vostro figlio vi stupirà. Quando Tommaso porta al guinzaglio un cane, le sue stereotipie spariscono, si concentra su quello che sta facendo e si gode la passeggiata col suo amico. Le qualità terapeutiche degli animali sono arcinote, lo sono per moltissimi tipi di patologie. Un cane ti costringe a continuare a vivere anche quando non vorresti, ti trascina fuori dai buchi neri della depressione, ti fa sentire utile e necessario, ti gratifica continuamente e non ti chiede altro che di amarlo e rispettarlo. Non ringrazierò mai abbastanza mia figlia per avermi portato Argo a casa, a conferma del fatto che c’è sempre da imparare, in qualunque momento e da chiunque.

Argo è stato amato e rispettato per tutta la sua vita, è stato un cane felice che ha regalato a tutti noi una gioia immensa e una enorme quantità di ricordi meravigliosi. A ciascuno di noi ha insegnato moltissimo, a me ha fatto capire che l’amore deve circolare e non fermarsi mai, che nello spazio a forma di cane che ha lasciato nel mio cuore c’è il posto per un altro cane che non sarà mai come lui, ma che ha diritto ad essere amato e curato e rispettato come lui, magari strappandolo ad un destino fosco e incerto. Le impronte di Argo sono nel mio cuore, nella mia mente, nella mia anima indelebili, un tesoro prezioso che resterà con me per sempre.