HO DIFESO IL MIO AMORE (noir)
“…E mi raccomando, non ti allontanare mai da casa e non accettare regali dagli sconosciuti, hai capito?”
Il piccolo Leonard, quattro anni appena, fece più volte sì con la testolina, aveva capito tutto il discorsetto dei genitori.
Il papà gli scompigliò i capelli sorridendo amorevolmente.
“Bene, adesso andiamo nel nostro posto segreto, d’accordo?”
“Sìììì!” strillò Leo tutto felice.
Quanto gli piacevano quelle passeggiate con papà, lo portava alla vecchia stazione ormai in disuso, camminavano piano sul lungo binario morto, così Leo poteva guardarsi intorno. Una fitta boscaglia si era formata là dove prima c’erano i treni, si vedevano scoiattoli, uccellini, dai rovi papà raccoglieva more e fragole e le mangiavano strada facendo.
“Che bello il posto segreto papà! Voglio stare sempre qui”.
Il padre ridacchiava e lo assecondava:
“Portiamo qui il letto, la cucina e il bagno?”
“Sì sì, dai!”
“E la mamma? La lasciamo sola?”
“Viene anche lei”.
“Alla mamma non piacerebbe Leo, e poi questo è il nostro segreto, solo nostro”.
Il piccino arricciando la boccuccia disse:
“Va bene, non voglio lasciare la mamma”.
……………….
Quel pomeriggio Leonard sapeva che stava disobbedendo ai genitori, ma quel signore era così gentile, da qualche giorno passava di là e lo salutava con un sorriso, lui gli rispondeva agitando la manina. Gli aveva anche regalato un giocattolino e qualche caramella, era simpatico, l’aveva fatto ridere con le sue battute, era come il suo papà, insomma non poteva essere cattivo. Perciò quel pomeriggio Leonard decise di svelargli il “posto segreto”.
“Davvero? – esclamò l’uomo spalancando gli occhi – mi piacerebbe tanto vederlo”.
“Vieni con me, ma facciamo presto perché la mamma non vuole che mi allontano”.

…………………………………….
La disperazione dei genitori di Leonard era indescrivibile, era sera ormai e il bambino non si trovava, lo avevano cercato ovunque, dai vicini, in ogni nascondiglio possibile e immaginabile, lo avevano chiamato a gran voce fino a perdere il fiato… niente. La polizia e tutti i compaesani si davano da fare da ore inutilmente.
Improvvisamente nella testa del papà si fece strada un’idea: poteva essere andato da solo nel “posto segreto”? Era una cosa talmente assurda, ma aveva bisogno di crederci, stava per impazzire di disperazione. Senza dire nulla a nessuno, prese un coltello e una torcia elettrica, era buio, ne avrebbe avuto bisogno, e si avviò velocemente verso la vecchia stazione. Col cuore colmo di angoscia chiamò più volte il bimbo, nulla. Percorse il binario morto illuminando ogni anfratto.
Sentì un lamento, una vocina flebile dire “Mamma”, col cuore in gola seguì quella voce… e lo vide!
Un uomo seduto per terra col piccolo Leonard in braccio, sembrava addormentato. Si accorse con orrore che aveva le braccia legate dietro la schiena.
Si precipitò urlando verso di lui minacciandolo col coltello:
“Maledetto bastardo, cos’hai fatto a mio figlio? Ti ammazzo!”
L’uomo lasciò il piccolo e si ritrasse strisciando all’indietro:
“Niente, non gli ho fatto niente, io amo i bambini! L’ho legato perché voleva andarsene, non voleva stare con me”.
Accecato dalla rabbia il papà di Leonard gli si avventò sopra puntandogli il coltello alla gola.
“Uccidimi – disse l’uomo – lo farò ancora, è più forte di me, uccidimi!”
Decine di fendenti trapassarono il suo corpo, non riusciva più a fermarsi quel padre disperato; fece rotolare il corpo in un fossato e lo ricoprì di sterpi e conficcò il coltello nel terreno in profondità.
Poi slegò Leonard e lo cullò dolcemente piangendo calde lacrime di consolazione.
“Papà, c’era un signore prima…” Il bambino si era svegliato e si guardava intorno stranito.
“Un signore? Non c’è nessuno qui, ci siamo io e te, è il nostro posto segreto no?”
“Ma è buio”.
“Eh sì, abbiamo fatto tardi, la mamma ci sgriderà, adesso le telefono”.
Avvisò la moglie: “Stiamo arrivando, tutto bene”.
Pensò all’uomo che aveva ucciso, nessuno mai avrebbe dovuto sapere la verità, Leonard avrebbe dimenticato e lui sarebbe convissuto col suo rimorso.
“Te la senti di camminare Leo?”
“Sì papà”.
“Bene, torniamo a casa”.
– Ho difeso il mio amore – pensa il padre – la mia ragione di vita, e poi… me l’ha chiesto lui di ucciderlo.