Fuliggine, lo stregatto segretario, stava ascoltando le streghe con le orecchie alzate. Ad un certo punto, saltò su un piedistallo posto accanto al camino, si girò verso Grace e miagolò seccato:
«Scusate, Signore Streghe, un attimo di calma, se devo verbalizzare le vostre riunioni devo anche capirci qualcosa. Signora Grace, mi stegaperdoni, vorreste riassumere la situazione?»
«Se lei è troppo presa da ipotesi elaborate, incarichi qualcuno. Mi sono perso in questo labirinto di stregapiano! Siete confusionarie, vi scambiate i nomi, chi arriva, chi parte, chi strilla!»
«E poi, cara padrona, lo sai che di latino stramorto non ci capisco uno stregatubo!» «Parla in stregonario, per favore!», miagolò rivolto a Matty.
Le streghe si zittirono, lo guardarono meravigliate. Non pensavano che il ruolo di segretario l’avesse preso così sul serio!
Convennero che aveva ragione.
Si calmarono e tutti gli occhi si puntarono su Grace:
«Ha ragione Fuliggine, convenne Patty, la situazione è ingarbugliata, facciamo il punto».
Le altre annuirono.
Marilyn approvò con un gesto del capo.
Fuliggine prese lo stregalibro dei verbali, una secolare penna d’oca, un calamaio sbeccato, si sedette sulle zampe posteriori e aspettò, guardandole una a una con i suoi occhi giallo-verde.