Un pollo.

Quanto può valere un pollo da vivo? Un euro, due euro? Poco più certamente perché se arrostito, tenuto conto dei vari passaggi di mano, costa 6- 8 euro perciò quello dovrebbe essere il suo valore.

Quindi un pollo è roba da poco. Poi basta guardarne uno negli occhi… che ti comunica? Niente. Si dice pure ’cervello di gallina’ per sottolineare l’assenza o quasi di pensiero. Quindi un pollo è stupido. Il suo piccolo cervello non ha grandi connessioni neuronali da far ipotizzare un pensiero seppure in fase embrionale. Quindi, è assai probabile che un pollo non abbia neppure coscienza di sé.

Il pollo è praticamente un tubo digerente perché becca, becca, becca… defeca, defeca, defeca. Ah … fa pure l’uovo, se femmina. Quindi il pollo femmina è appena un po’ più evoluto del pollo maschio.

Il pollo però conosce la paura, non sarà magari un pensiero compiuto ma scappa se minacciato. I polli già stupidi per natura ed in più senza paura, infatti, si sono estinti per selezione naturale. Quindi il pollo minacciato ha un sentire che dev’essere assai simile alla nostra paura.

Il pollo conosce il dolore. Provate a tirargli via una penna e sentirete che strilli! Sì, il pollo sente il dolore, non c’è dubbio.

E allora … di cosa diavolo vado parlando?

Parlo di questo disgusto profondo, di questo orrore che provo ogniqualvolta entro qui, nel frigo del reparto macelleria. Li vedo, ammucchiati, spesso già smembrati. Non hanno più cuori, né teste eppure li sento palpitare impazziti, vedo il rosso dei loro bargigli ed i loro stupidi occhi sbarrati osservarmi. Fa tanto freddo qui, fuori e dentro di me e non riesco a non sentire tutto il loro dolore.

Accidenti! Sono stato assegnato da poco proprio a questo reparto, tra pezzi di manzo, quarti d’agnello e decine di polli.

«Ma è un pollo ruspante?» sta chiedendomi una signora , «Sa, mio marito è molto esigente e poi… farli soffrire chiusi in batteria… ». .

Già! Ma che delicatezza! Penso. Bisogna trattarli umanamente prima di tagliargli la testa.

Rabbrividisco eppure sorrido: « Certo, non si preoccupi. Prima li ipnotizzano uno ad uno, raccontano loro del Paradiso del Grande Gallo in cui avranno prati verdi, becchime a volontà, pollastri e pollastre di facili costumi pronti per svolazzamenti porno. E loro, ordinatamente in fila indiana, porgono felici il capo».

Mi guarda con occhi inespressivi da pollo anch’essi. Sta elaborando l’informazione ma le sinapsi sono evidentemente poco efficienti tant’è che mi risponde: «Che bello!». E addirittura mi sorride.

Se ne va, col suo incarto di pollo felicemente ammazzato mentre sto già affettando un carpaccio di manzo.

E mi trovo ora a pensare a quei bestioni dagli occhi dolci e mansueti…

Accidenti di nuovo! Accidenti! Accidenti! Sono stato assegnato a questo reparto e non posso andarmene perché, come si dice, ‘tengo famiglia’ e un altro lavoro non sono riuscito a trovare.

A volte mi par d’essere anche io un pollo in batteria, bloccato come sono qui tra bancone, frigo e cumuli di carni rossicce. Non credo affatto al Paradiso del Grande Gallo e non porgerò mai il capo. Prima o poi proverò a scappare, vedrete, magari nella panetteria qua accanto.

 

Foto dal web di pollo intenzionalmente vivo