Il vecchio raccontava.
Parlava, parlava, parlava.
La sorella del mio amico, sentendo come la serpentessa si disperò scoprendo la morte del suo amato serpente, esclamò:
«Poverella!».
Il vecchio fu assalito da un groppo in gola e per trovare un rimedio, smise di raccontare, si tolse il cappello con la mano sinistra, si passò la mano destra nei capelli guardando verso il cielo e la luce della luna si riflesse nei suoi occhi umidi.
«Siiilenzio!» tuonò.
Si udì il frinire dei grilli e un remoto latrato di cani.
«Oh, dunque,» riprese «la serpentessa… la serpentessa chiese il perché di quella morte a pesci, gabbiani e rondini che marcavano il mare ma nessuno le rispose. Solo una lucertola che se ne stava stesa al sole gli rispose:
“Siamo parenti e perciò ti dico che il tuo maschio fu ucciso perché rubava l’olio della lanterna. Gli otrantini gli tesero un’imboscata, gli mozzarono la testa e la coda e gli strapparono la pelle.”
La serpentessa pianse disperata, inghiottì il dolore e decise di….»
Il vecchio continuò a raccontare, raccontare e raccontare in mezzo ai bambini a bocca aperta.
«…strisciando, soffiando e sibilando la serpentessa, oramai sazia di vendetta, guadagnò le onde e si inabissò per sempre. E lì rimase quella torre, mezza in piedi e mezza crollata così come la potete vedere ancora oggi ad Otranto, signore e signori. E questo è il racconto della Torre della Serpe. Fine.» concluse il vecchio.
I bambini rimasero appesi alle sue labbra, rimasero lì in silenzio, a bocca aperta ed affamati di altra magia.
«Per mille sirene! Sveglia signori! Vi è piaciuto il racconto?» chiese il vecchio.
«Siii!» riposero i bambini in coro.
«E non avete avuto paura?»
«Nooo!» risposero alcuni.
«Ancora, ancora, per favore nonno, raccontaci qualcos’altro» chiese la nipote del vecchio.
«Va bene, aggiungo due altre parole ma un altro racconto sarà per un’altra fiata, va bene? Ora dovete andare a nanna, che è tardi».
Finì così l’incanto di quella serata e dopo oltre mezzo secolo quell’incanto è più vivo di prima.
Ci rimane ciò che sconfigge il tempo, ci rimane ciò che conta, ci rimane la magia.