I miei nonni paterni abitavano a Salerno in via Vigorito 6. Il loro appartamento si trovava al sesto piano di un palazzo moderno vicino alla Prefettura. Questa casa iniziai a frequentarla durante i miei primi anni dell’adolescenza. Quand’ero bambina erano i nonni che venivano a Roma, a Natale e a Pasqua, a trovare i miei genitori e portavano tanti regali. Essendo proprietari di un grande negozio di tessuti a Salerno, portavano anche tante stoffe con le quali mia madre si faceva fare i vestiti dalla sarta. A Roma si trattenevano per quasi un mese. La nonna era una donna dolce e affettuosa. Era lei che quando andavamo a pranzo nei ristoranti dei Castelli Romani si preoccupava di portare con sé il vasino, la carta igienica e i bavaglini per me, che ero piccina. Anche se un po’ bassina e un po’ grossa, la nonna era bella. Portava i capelli neri raccolti in uno chignon che metteva in risalto il viso perfettamente ovale di Madonna. Anche il nonno era un bell’uomo, decisamente molto distinto, sempre vestito di abiti molto eleganti che faceva fare dal sarto con i tessuti che vendeva al negozio. Questi mettevano in risalto la sua figura snella e la sua chioma argentata. Fu lui che verso i miei sedici anni mi disse: “Quest’estate vuoi venire a Salerno a trascorrere un po’ di tempo nella nostra casa? Ti mostriamo le bellezze di questa città”

Io risposi subito: “Sì, sì”

Una volta finito il mio secondo anno di liceo scientifico chiesi il permesso ai miei genitori di andare a trovare i nonni. Questi acconsentirono. Così finita la scuola il 3 luglio del 1976 i miei genitori mi misero su un treno diretto a Salerno, facendomi mille raccomandazioni. Dopo circa tre ore arrivai a Salerno e alla pensilina del binario 4 vidi il nonno che mi attendeva. Ci salutammo con calore, poi lui mi disse: “Andiamo fuori perché nella piazza della stazione c’è il mio autista che ci condurrà a casa”.

Durante il percorso dalla Stazione alla casa dei nonni potei rendermi conto che questa città era sviluppata in lunghezza. Vidi il bellissimo lungomare Trieste, un viale alberato composto principalmente di palme con tanti piccioni che svolazzavano in aria. Il nonno mi spiegò che ci trovavamo tra due costiere, quella amalfitana e quella cilentana, ma che non sapeva se avremmo avuto il tempo di visitarle. Non mancava il paesaggio montuoso, perché Salerno era circondata dai monti Lattari. Quando arrivai a casa dai nonni, la nonna mi accolse con affetto e mi mostrò la casa. Nel grande ingresso si affacciavano tre porte. Una era la camera da letto dei nonni, arredata con mobili in stile napoletano del 1700, decorati con rosoni intagliati nel legno scuro, poi c’era il soggiorno, anche questo arredato con mobili antichi. La cucina era tutta in formica bianca e in bagno i sanitari e le mattonelle presentavano diverse sfumature di grigio. Un corridoio permetteva di accedere all’altra ala dell’appartamento dove c’era un salottino in stile Luigi XV, con tanti bei quadri che ritraevano aristocratici, ballerine e musicisti. Infine un’altra camera da letto, quella degli ospiti, era arredata con mobili tutti in legno chiaro. Come nell’altra camera da letto, su un lato c’era un altarino con tante statue di santi e tanti lumini di cera accesi in segno di devozione, e un inginocchiatoio.

“Noi qui” disse la nonna “essendo molto cattolici, ogni mattina preghiamo prima di uscire per andare al negozio di tessuti dove trascorriamo la nostra giornata di lavoro. Per questo periodo di vacanza questa è la tua stanza”, poi aggiunse: “Adesso sistema le tue cose nell’armadio. Poi raggiungimi in soggiorno perché si è fatta l’ora di pranzo e dopo il viaggio, sarai affamata”.

E così feci. Dopo essermi lavata le mani mi diressi verso la camera da pranzo dove quasi inciampai in una donna rubiconda con il grembiule e la cuffietta bianca sul capo.

Balbettai qualche parola di scuse ma subito la nonna venne in mio soccorso dicendo: “Lei è Teresa. Il nostro aiuto domestico”.

Le tesi la mano e le dissi: “Io sono Maria, la nipote di Roma”

“Che bella guagliona, signò. Tanti complimenti”, disse Teresa.

“Adesso andiamo a tavola” aggiunse la nonna.

Gustammo un pranzo tutto a base di pesce veramente squisito perché cucinato benissimo. Lodai Teresa che diventò rossa come un peperone e mi ringraziò. Dopo pranzo andammo a riposare nelle nostre rispettive stanze. Poi tra una passeggiata, un gelato e una visita ai vicini di casa giunse l’ora di andare a dormire. Io andai nella camera degli ospiti, ma quella sera stentai a dormire, perché le tante ombre delle statue dei Santi sul soffitto mi facevano paura. Così chiamai la nonna e le chiesi di dormire con me. Lei accettò, lo disse al nonno e così, con lei accanto mi addormentai.

La mattina dopo la nonna mi disse: “Vuoi venire con me al negozio? Lungo la strada ti faccio vedere alcune chiese così prendi confidenza con le statue dei Santi e non ti fanno più paura.”

Accettai e ci dirigemmo in via Mercanti, una bellissima strada medievale che attraversava tutto il centro storico, nota per le sue attività mercantili e commerciali. Entrammo nelle chiese del Santissimo Crocifisso, la chiesa di San Gregorio e la chiesa di San Giorgio. Poi la nonna, a metà strada, mi portò anche al Duomo. Io rimasi incantata di fronte a queste bellezze artistiche. In ogni chiesa, la nonna, accendeva un cero alla Madonna o a un Santo e pregava. Alla fine di queste preghiere la nonna mi disse: “Hai visto come sono belle queste statue? Come fai ad averne paura?”

“Si, hai ragione. Questa notte dormirò da sola.”

La nonna apparve soddisfatta e aggiunse: “Adesso andiamo al negozio. Oggi mi dai una mano a vendere i tessuti.”

Al negozio vendetti varie stoffe a diversi clienti dimostrando buon gusto e creatività. La nonna non stava nella pelle dalla gioia. Così i giorni seguenti di questa mia vacanza Salernitana, dopo esserci dedicate alla preghiera nelle varie chiese di via dei Mercanti, aiutavo la nonna al negozio. Ma un giorno accadde un fatto insolito. Una mattina la nonna andò via dal negozio circa due ore prima della chiusura. Così io tornai a casa con il nonno. Appena varcata la porta di casa sentii un gran vociare che proveniva dalla cucina. Così mi diressi verso questo luogo della casa e vidi seduti intorno al tavolo, uomini e donne piuttosto anziani che mangiavano pasta e fagioli serviti da Teresa.

La nonna quando mi vide mi prese da parte e mi disse: “Sono i poveri della parrocchia. Ogni giovedì vengono qui a mangiare perché io sono una dama di carità”.

Baciai e abbracciai la nonna dicendo: “Se vuoi, ogni giovedì, ti posso aiutare a preparare il pranzo!”

“Vedremo, vedremo. Adesso vieni a fare la loro conoscenza”, sorrise.

Così dopo il pranzo conobbi Concetta, Giuseppina, Augusta, Raffaele e Luigi che mi raccontarono le loro storie raccapriccianti. Io mi commossi ad ascoltare le loro tribolazioni e li abbracciai tutti cercando di dare a loro un po’ di conforto. Il giovedì seguente aiutai la nonna a cucinare la pasta con le patate e quando i poveri mi videro in mezzo a loro mi fecero una grande festa. Purtroppo presto giunse la fine della mia vacanza Salernitana. Quando arrivò il giorno della partenza salutai i nonni con le lacrime agli occhi promettendo di tornare a fare le vacanze a Salerno l’anno successivo.

Il nonno mi accompagnò alla stazione per prendere il treno, questa volta, diretto a Roma. Nel salutarlo lo ringraziai mille volte. A Roma ripresi la mia solita vita fatta di studi. Periodicamente telefonavo ai nonni. Ma una sera di Maggio, sul tardi, arrivò una telefonata dal nonno che parlò con mio padre che divenne triste e piangendo ci riferì che la nonna era morta in giornata a causa di un infarto. Cominciò a girarmi la testa, mi doleva lo stomaco, piansi e mi disperai. Ma poi mio padre mi disse di calmarmi perché non serviva a niente stare così male. Naturalmente andammo al suo funerale. Il Duomo era gremito di gente perché la nonna era molto amata dalla gente della sua città. Alla fine della funzione il nonno mi disse: “Se vuoi, puoi sempre venire a Salerno. Sarai sempre ben accolta da me e da Teresa che resta al mio servizio”.

Annuii, ma pensai che senza la nonna, per me,  Salerno non era più Salerno.