In questo anno così particolare per la nostra storia, le privazioni ed i sospesi sono stati molti di più di quelli che ognuno di noi poteva immaginare.
Nell’incertezza del domani, ma soprattutto del dopodomani, ognuno di noi ha cercato di ritrovare tra le pieghe del tempo sottratto alle esperienze, la vita e la gioia dello scoprire. Molti si sono dedicati all’arte mettendo a frutto competenze artistiche, altri hanno partecipato a corsi di disegno, yoga, meditazione on line, altri hanno scritto, molti hanno ballato, cantato o gozzovigliato davanti la televisione aumentato gli strati di adipe, mentre un numero incredibile di persone si è trasformato in ciclista o podista.
Qualcuno si è scoperto detective, tanti hanno gli hanno dato giù nella missione di vedere tutte le serie televisive finora prodotte su questo pianeta e pure sugli altri.

Il lievito di birra a ruba, le valige in soffitta, ma ho viaggiato lo stesso…

In tanti hanno sfornato pizze e pane: l’espositore del lievito, il vero Sacro Graal del 2020, al supermercato era sempre quello più lindo.
Le valigie invece sono rimaste sopra gli armadi, dentro i ripostigli o nei sottoscala ad accumulare polvere.
Ognuno di noi ha dovuto fare i conti con l’impossibilità di viaggiare, prendere un aereo, andare in posti esotici, lontani.

In quei luoghi dove il cibo e la cultura è diversa e dove gli occhi, le narici e il palato possono inondarsi di novità.

Io a questa regola sono venuta meno! L’ho elusa, non l’ho proprio considerata, perché ho viaggiato. Ho viaggiato eccome! Sono stata in tempi diversi, con abiti lunghi e casacche di canapa pungente. Sono stata un uomo, una donna, una giovane, una vecchietta. Ho attraversato con i passi della mia mente le foreste pericolose della Francia della fine del 500 quando le guerre di religione hanno seminato numerosissime vittime. Ho ascoltato con le orecchie del mio cuore le poesie maledette di William Blake davanti al suo focolare, bevendo una tazza di tè nell’Inghilterra di fine ‘700. Attraverso la penna di Irvin Yalon ho chiaccherato con Nietzsche della vita e con Spinoza di religione. Con Spinoza ho visitato poi le vie di Amsterdam della metà del seicento ed ho intrattenuto lunghe conversazioni filosofiche, ad un certo punto divenute clandestine, che mi hanno fatto conoscere Epicuro.

Epicuro suggeriva che i bisogni di un uomo saggio sono pochi e semplici da soddisfare, e mai più di ora questo consiglio mi è sembrato calzante.
Sempre grazie ad Irvin Yalon ho potuto conoscere la crudezza di Schopenhauer e la sua personalità asociale. A parte il pensiero pessimista pochi sanno che Johanna, la madre di Arthur Schopenhauer era una scrittrice e una poetessa che dopo il suicidio del marito ha ritrovato la forza di reinventarsi come donna autonoma e indipendente.
Nessuno l’avrebbe eletta madre dell’anno, ma al tempo non si aveva molta scelta quando si nasceva donna.

Anche a causa di questa forzatura storica il senso materno non era certo tra le inclinazioni di Johanna. Per questo stare nella stessa stanza con madre e figlio è stato spesso spinoso, ma ho imparato molte cose interessanti.

Il vecchio che leggeva romanzi d’amore

Ho anche viaggiato a Oviedo, città della Spagna nord-occidentale e mi sono seduta sotto un immensa quercia insieme al grande Luis Sépulveda dove attraverso la sua voce calda ho ascoltato le sue meravigliose fiabe.

Il frinire delle cicale e il calore degli ultimi giorni di Giugno e dei primi di Luglio hanno avvolto i miei pensieri riuscendo ad accompagnarmi in questo dolce stare. Ho conosciuto gatti e topi che diventano amici, lumache coraggiose e dal cuore impavido, balene immense che non possono nulla contro la cattiveria dell’uomo, un cane fedele che nonostante le avversità torna dal suo amico a due zampe pur di salvargli la vita,  gatti che aiutano una gabbianella a volare.

Ho fatto questo viaggio all’inizio dell’estate e scorrendo gli occhi sulle parole morbide e semplici di Sèpulveda mi sono commossa e la mia anima ha sorriso più di una volta. Fra i suoi romanzi quello che di certo ha aggricciato di più il mio cuore è stato Il vecchio che leggeva romanzi d’amore. Lì sono stata catapultata nella giungla. Ho sentito caldo e scacciato le formiche fameliche con il sudore appiccicato alla faccia. Mi sono rotolata nel fango per scacciare le zanzare. Giravo con il macete per difendermi dagli animali selvatici e muovermi nella fitta vegetazione; ho anche vissuto per un periodo con una popolazione indigena. Mentre leggevo immaginavo la voce di Sèpulveda e vedevo le sue braccia muoversi per sottolineare alcuni momenti.
Una bellissima vacanza! Avventurosa, divertente e carica di buoni sentimenti. Gli ingredienti giusti per un bel viaggio.

Poi a Roma ho incontrato Tracy Chevalier

In un momento in cui mancavano nuovi biglietti aerei ho ripreso Tecniche di seduzione di Andrea De Carlo e ho rifatto una bella vacanzetta nella Roma degli anni 90. Di certo quei capelli cotonati e il look non mi donavano, ma ho partecipato a molte feste tra pensieri politici triti e atteggiamenti discutibili allora, ma mai mutati nonostante siano trascorsi trent’anni.

A quel punto passeggiando per una stradina del centro in una vetrina ho visto i libri colorati di Tracy Chevalier, nata a Washinton nel 1962 e famosa per i suoi romanzi storici. Non la conoscevo affatto, ma cercando qualche informazione su di lei la mia curiosità si è accesa e così ho deciso di donarmi 3 biglietti aerei. Prima sono stata nel seicento a casa Vermeer e seduta dietro di lui, in un angoletto, ho visto realizzare un quadro controverso e pieno di sensualità, parole inespresse e gesti non compiuti per “La ragazza con l’orecchino di perla”.

Subito dopo ho preso un volo diretto per la fine del quattrocento e ho tessuto quattro arazzi, mentre diverse vite si srotolavano intorno a loro e in essi si fermavano per sempre immortali e circondate da un alone di mistero e leggenda con La dama e l’unicorno. Nell’ Innocenza ho ascoltato le poesie di William Blake e ne I frutti del vento ho passeggiato e esplorato le grandi foreste di sequoie dell’ottocento. Grazie a La ricamatrice di Winchester ho conosciuto donne coraggiose che nella loro ordinaria quotidianità, fatta di riti semplici come ricamare, hanno sfidato convenzioni culturali, sociali e anche religiose. A modo loro erano rivoluzionarie e ricamare con loro mi ha regalato molto.

Pochi sanno che alcuni dei cuscini ricamati in quegli anni, alcuni dei quali ricamati da Louisa Pesel, sono ancora in uso. Inoltre Winchester nei primi anni trenta del novecento era davvero affascinante. Un finale arcobaleno davvero pieno d’amore. Uno di quei libri che vorresti continuare a leggere all’infinito, seguendo il filo di queste vite per vedere davvero come va a finire. Un libro che ti dispiace rimettere nella libreria e che sai per certo che rileggerai. Sempre grazie alla penna di Tracy Chevalier sono stata anche nella Francia del cinquecento, in piena guerra religiosa tra cattolici e protestanti, poco dopo la notte di San Bartolomeo, in La vergine azzurra  ed ho condiviso quegli attimi di paura, mentre la mia casa ardeva e il fumo avviluppava ogni cosa.

Al tempo bastava pensarla diversamente per essere arsi vivi! A quei tempi la vita stessa contava meno di un credo. A quei tempi avere i capelli rossi voleva dire solo qualcosa di nefasto. Un’epoca buia. Quando correvo via per i campi con i miei figli ho capito quanta forza possa avere una madre che fugge da una guerra. Quell’affanno nei polmoni che viene superato pur di raggiungere un vicino bosco e trovare riparo, quel terrore nelle ossa di fronte a uomini oscuri che sguainano la spada in nome di credo. Quelle lunghe notti di attesa prima di poter di nuovo fuggire, attraverso i campi, oltre i confini, senza più niente se non delle scarpe rotte, vestiti stracciati e ciò che resta della propria identità. Un andare senza tornare che per un motivo o per un altro ha costretto molti popoli nella storia a dover cercare altrove. Un libro potente e attuale.

Viaggi, viaggi e ancora viaggi…

Tra un viaggio e l’altro ho anche fatto una visita e conosciuto una ragazza di nome Dot, che vive in una roulotte e conduce una vita ordinaria, ma in maniera straordinaria riesce a stravolgere tutto per ricominciare in  Io sono Dot di Joe R.Lasdale. Ho anche viaggiato in luoghi fantastici e al di là del tempo conosciuto in La città delle cose dimenticate, dove mi sono lasciata invadere gli occhi dalle immagini incredibili di Massimiliano Frezzato. Un libro che in particolar modo ha colorato molti dei miei sogni in nottate particolarmente nerastre.

Seminando ovunque in giro per casa biglietti aerei ad un certo punto mi sono trovata a leggere più di un libro contemporaneamente: I viaggi di Gulliver, Alice nel paese delle meraviglie, riletto per la terza volta, La lettrice scomparsa di Fabio Stassi, vari libri sulle religioni del mondo e Le favole di Esopo, Fedro e La Fontaine. Ho anche riletto Miss Peregrine e la casa dei ragazzi speciali di Ransom Riggs che ha ispirato il film del regista Tim Burton e che mi ha tenuto compagnia in una notte lunga e insonne.

L’ultimo viaggio, da Frida a Coyoacàn

Infine ho incontrato Frida Kahlo scorrendo le pagine del romanzo Nulla è nero di Clair Berest. Il mio ultimo viaggio in questo anno è con lei. Forse non è una coincidenza, perché davvero pochi come Frida hanno davvero vissuto e voluto vivere la propria vita, nonostante tutto il dolore e le privazioni che il suo corpo e il suo cuore hanno dovuto subire.
Le sue feste erano sempre un turbinio di emozioni, balli, alcol, ma soprattutto colori e musica. Lei era un’opera d’arte che mostrava al mondo tutto senza alcun filtro. Sono stata accanto al suo letto nei mesi dopo l’incidente che le ha spezzato la vita, come lei diceva, e le ho asciugato le lacrime dopo che aveva perso nel sangue uno dei suoi figli. Il suo più grande rimpianto è stato non poter diventare madre. Ho bevuto fino allo sfinimento dopo che Diego l’ha lasciata in un fiume di tristezza e rabbia e l’ho guardata dipingere con tutte le emozioni aperte sulla tavolozza.
Le ho acconciato i capelli anche nei giorni più grigi.
Un viaggio intenso e crudo attraverso la vita, l’arte e l’amore in tutte le sue sfumature. Molti guardando e basta i suoi dipinti, non riescono a oltrepassare la superficie impressionante, per riuscire a vedere quello che c’è dietro ogni stratificazione: la vita, la verità, la nostra anima. Frida mostrava la realtà che sta oltre le cose senza porre alcun filtro, comprensiva di tutte le sue schifezze.

Ogni sua opera era un racconto, un sentimento, un’emozione folgorante, cruda e anche crudele, ma vera e palpabile.

Sono stata catapultata in un’epoca di furori, speranze, ideali, in cui il racconto della turbolenta passione verso Diego Rivera fa da cornice alla vita di una donna davvero rivoluzionaria e straordinaria. Diego Rivera non l’ho tollerato molto, con quei suoi modi da rospo appiccicoso, e non ho ancora capito cosa possa aver stordito così tanto Frida, ma di certo le loro litigate erano sorprendenti.

Inoltre il Messico è davvero un luogo incantevole ed i suoi colori hanno inebriato la mia fantasia per tutto il tempo. In alcuni momenti ero esattamente nel cortile della sua casa a Coyoacàn vicino a quell’albero da Frida tanto amato.

Insomma una incredibile avventura dietro l’altra. La mia bella valigia verde ha continuato a troneggiare sopra l’armadio, vuota e abbandonata allo scorrere delle cose, ma ogni pagina che ho letto mi ha regalato una nuova esperienza o una nuova conoscenza. Quest’anno è stato il tempo del restare e del dover a volte rimandare. Quest’anno è stato il momento di ritornare al focolare per tornare a parlare, giocare e viaggiare anche solamente con la fantasia. Per molti, forse troppi è stato un tempo perduto, ma per parecchi è stato un momento di riscoperta dei valori semplici della vita, come può esserlo un buon libro letto insieme sotto una morbida coperta.

Io ho viaggiato tanto da sola e in compagnia di mio figlio e sono stata in tanti tempi differenti. Molti personaggi storici o anche fantastici mi hanno accompagnato in luoghi a me sconosciuti prima.

E voi, avete viaggiato? Che biglietti aerei avete consumato? Se è vero che, citando Mason Cooley, “Leggere ci dà un posto dove andare anche quando dobbiamo rimanere dove siamo” è anche vero che viaggiare anche solamente con la fantasia si può. Si può andare lontano nel tempo e nello spazio senza neanche togliere il pigiama, si possono indossare abiti diversi o attraversare in punta di piedi epoche passate. Voi che luoghi avete visitato? Dove siete stati? Chi siete stati? Quali grandi autori del passato avete incontrato e che epoche avete vissuto?

Giorgiana Moruzzi

Di seguito i libri che ho citato:

  • Irvin D. Yalon , “Il problema Spinoza”;
  • Irvin D.Yalon , “ Le lacrime di Nietzsche;
  • Irvin D.Yalon, “ La cura schopenhauer”;
  • Luis Sepulveda , “Storia di una gabbianella e di un gatto che gli insegnò a volare”;
  • Luis Sepulveda , “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa”;
  • Luis Sepulveda , “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”;
  • Luis Sepulveda , “Storia di un cane che insegnò ad un bambino l’importanza della fedeltà”;
  • Luis Sepulveda , “ Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico”;
  • Luis Sepulveda , “ Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”;
  • Fabio Stassi, “La lettrice scomparsa” ( Trattasi di una serie di libri legati da un unico personaggio protagonista: Vince Corso. Questo volume è il primo della serie);
  • Sansoni Editore , “I grandi favolisti. Esopo, Fedro e La Fontaine”;
  • Joe R. Lansdale, “Io sono Dot”;
  • Jonathan Swift, “ I viaggi di Gulliver”;
  • Carroll, “Alice nel paese delle meraviglie”;
  • Filoramo, M. Massenzio, M.Raveri, P.Scarpi , “Manuale di storia delle religioni”;
  • Bruno Betteleim , “ Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe” .
  • Ransom Riggs , “ Miss Peregrine e la casa dei ragazzi speciali”.
  • Tracy Chevalier, “La ragazza con l’orecchino di perla”;
  • Tracy Chevalier, “La dama e l’unicorno”;
  • Tracy Chevalier, “ L’innocenza”;
  • Tracy Chevalier, “I frutti del vento”;
  • Tracy Chevalier , “ La ricamatrice di Winchester”;
  • Tracy Chevalier, “ La vergine azzurra”;
  • Claire Berest, “Nulla è nero”.
  • Massimiliano Frezzato, “La città delle cose dimenticate”.