Arlecchino si presenta saltellando allegro e tirando coriandoli, si guarda intorno e la stanza è vuota. Con un’aria delusa inizia a cercare e scova un ragazzino seduto davanti a un televisore che succhia un enorme lecca-lecca. Il ragazzino ha un’espressione annoiata, vede Arlecchino e si scuote dal suo torpore: «E tu chi sei?»
«Non mi conosci? Guardami bene» facendo le pose.
«Sei vestito strano.»
«Certo che sono strano. Sono una maschera! Questo vestito non ti dice niente?»
«No.»
«Come no? Adesso ti aiuto con un indovinello, ascoltami bene: “Tutto a toppe è il mio vestito – di colori è rifinito – faccio ai bimbi un bell’inchino – e mi chiamano…”»
«Bo!» continuando al leccare il lecca-lecca.
Arlecchino sembra disarmato, si gratta vigorosamente la testa: «Come bo? Bimbo, mi sembri davvero triste con quel leccalecca in mano, possibile che non mi conosci? Io sono l’immagine dell’allegria, ascolta qua: “Arrivo io ballando – scherzando e saltellando – sono certo il più carino – e mi chiamano …”
«Proprio non lo so.»
Adesso sembra spazientito: «Come non lo sai? lo sanno tutti! Guarda adesso lo chiedo a loro: Forza ragazzi chi sono io?»
Si sente un eco: «Tu sei un servo malandrino e il tuo nome è Arlecchino!»
«Hai sentito? Sono il famoso Arlecchino, uno dei simboli del Carnevale! Il mio vestito è famosissimo tra le maschere, devi sapere che io sono un servo povero in canna e l’abito me lo hanno cucito i miei amici, è andata proprio così:
per fare un vestito ad arlecchino ci mise una toppa Meneghino, ne mise un’altra Pulcinella, una Gianduia e una Brighella. Pantalone, vecchio pidocchio, ci mise uno strappo sul ginocchio, e Stenterello largo di mano qualche macchia di vino toscano. Colombina che lo cucì fece un vestito stretto così.»
Il bambino non accenna a sorridere, allora Arlecchino si rivolge all’obbiettivo con fare preoccupato: «Ragazzi, dobbiamo aiutare questo ragazzino, è così triste! Lui non mi conosce e quindi non conosce il Carnevale. Dobbiamo fare qualcosa. Diamoci appuntamento, invitiamo più persone, anzi, più maschere possibili, e regaliamogli un po’ di allegria.»
«E poi?» chiede il ragazzino posando il lecca-lecca e finalmente sorridendo incuriosito.
Arlecchino risponde rivolto all’obbiettivo: «Scrittrici e scrittori, avete capito? Abbiamo una missione: aspettiamo le vostre opere per allestire la diretta di Carnevale. Scrivete!»
Tirando in aria i coriandoli:
«Raccontateci l’allegria, che la tristezza spazza via.
Benvenuti indovinelli, filastrocche, e ritornelli.
Raccontateci il Carnevale, quando si sa’, ogni scherzo vale!»