LA TRUCCATRICE

La chiamavano Morticia, come il personaggio della “Famiglia Addams”, non perché fosse brutta o di aspetto inquietante anzi, era una gran bella ragazza e si chiamava in realtà Fiordaliso. Come il fiore erano blu i suoi occhi, i capelli biondi e lisci che portava sciolti sulle spalle incorniciavano un viso dai tratti delicati. A tutti dedicava un sorriso dolce, per tutti aveva una buona parola.
Nonostante ciò la chiamavano Morticia e la temevano come fosse una menagramo.
Il fatto è che questa eterea fanciulla faceva un lavoro che alla gente faceva tremare i polsi: truccava i morti! Sì, aveva frequentato con profitto un corso di tanatoestetica, e quando arrivava un cadavere il titolare delle Pompe Funebri “Cielo Azzurro” la chiamava per dare al viso del defunto un aspetto più “vivo”.
A lei piaceva tanto quel lavoro, i morti le facevano tanta tenerezza, non capiva perché la gente ne avesse timore, è dei vivi che bisogna aver paura. Quel mattino si stava recando al lavoro, c’era stato un incidente il giorno prima e i cadaveri di un padre e un figlio giacevano all’obitorio. Il titolare del “Cielo Azzurro” aveva provveduto a prelevare i due sfortunati congiunti, sistemarli alla meglio in due bare e lasciarli nella grande “stanza pre esequie”, in attesa di Fiordaliso.
Le donne vedendola passare si davano di gomito: “Ecco Morty che va al lavoro”, gli uomini si giravano toccandosi e facevano finta di non vederla.
Arrivata al Cielo Azzurro Fiordaliso fu fatta entrare subito nella stanza dopo averle consegnato un foglio coi nomi dei defunti, per eseguire il suo lavoro di truccatrice. Si avvicinò alle due bare e  sorrise teneramente. “Lasciatemi sola” disse al titolare. L’accontentarono subito.
Aprì la borsa ed estrasse tutto l’occorrente per lavorare: creme, fondo tinta, pennelli, matite per gli occhi ecc. ecc. Prese una sedia e si accomodò vicino all’uomo più anziano, guardò il foglio e lesse il nome: Gerardo Rizzi. “Buongiorno Signor Gerardo – disse – brutto incidente vero? Il viso è un po’ deturpato ma non si preoccupi, ci penso io a sistemare tutto”.
Dalla bara una voce cavernosa rispose: “No, per favore, prima mio figlio”.
Fiordaliso gli rispose con dolcezza: “Come vuole Signor Gerardo, se preferisce così”.
Si spostò verso la bara del giovane e un’espressione di tristezza le pervase il viso:
“Oh povero ragazzo, ti sei ustionato il viso, è stato l’airbag vero? Mi è già capitato sai, non aver paura so come fare, diventerai più bello di prima”.
“Fiordaliso” – ancora la voce del padre la chiamava.
“Sì Signor Gerardo”.
“La prego non lo faccia vedere alla madre in questo stato, la prego!”
“Non tema, ora mi dedicherò subito a lui, stia tranquillo”.
“Grazie cara ragazza, che Dio te ne renda merito”.
Lei gli fece una carezza, tornò dal ragazzo e lesse il suo nome sul foglio:
“Eccomi Alessio ora mi dedico a te.”
Pulì con cura il viso con batuffoli di cotone, vi spalmò una crema profumata poi stese uno spesso strato di fondo tinta roseo. Con un pennello colorì leggermente gli zigomi ed ecco che il viso riprese un aspetto gradevole. Fu un lavoro impegnativo ma il risultato era ottimo.
“Ecco fatto caro Alessio, sei pronto”.
“Fiordaliso”. La voce proveniva dal corpo immobile del ragazzo.
“Sono qui Alessio, dimmi”.
“Ho paura, è buio qui, fa tanto freddo”.
“Non temere, stai vicino a tuo padre, non è lì con te?”
“No, è già andato via, sono solo, ma io non voglio andare, non voglio morire”.
“Non sei solo Alessio, ci sono io con te, resterò qui a vegliarti”.
Gli posò una mano sul capo e attese; pochi minuti dopo, come in un soffio, udì la voce del ragazzo sussurrare: “Grazie”. Alessio se n’era andato. Era sempre così difficile coi giovani, non riuscivano a staccarsi dalla vita, ma Fiordaliso, pur se col cuore gonfio d’amarezza, aveva imparato ad accompagnarli con dolcezza e compassione.
Si spostò verso il padre, si accorse che un leggero sorriso aleggiava sul suo volto, capì che non aveva più il permesso di parlare ma la stava ringraziando così.
Coprì le sue ferite con il fondo tinta e ravvivò gli zigomi con sapienti pennellate.
“Ecco miei cari, ho finito il mio lavoro, spero che starete bene ovunque siate diretti. Buon viaggio”.

Tornò a casa, mentre apriva il cancello una vicina disse alle altre:
“Ecco Morticia. State a sentire “Buongiorno, com’è andato il lavoro? Tutto bene?”
E ridacchiavano.
Lei le guardò coi suoi occhioni blu e sorridendo dolcemente rispose:
“Sì, benissimo grazie. Vado a riposare adesso… arrivederci, a presto!”

Le donne ammutolirono. A presto? Che significa? Cosa voleva dire quella menagramo?

Immaginando le disgrazie più atroci le poverette si ritirarono in casa terrorizzate.