Questo libro mi ha offerto un’occasione particolare: l’avevo recensito su anobii tempo fa (nel 2012) e mi sono ritrovato a correggere la recensione a distanza di tempo: il risultato non è cambiato nel giudizio di valore (non mi piaceva e continua a non piacermi), ma adesso ho chiaro il perché.

Intanto facciamo una premessa: sono convinto di fare un’azione meritoria con queste recensioni negative, perché chi si fida può evitare di sprecare tempo e denaro con romanzi che non meritano né l’uno né l’altro, e se dei soldi potete magari fregarvene il tempo è prezioso, perché nessuno ve lo restituirà mai. O perlomeno, se vi dicono che lo faranno vi stanno raccontando bugie.
Tuttavia sono consapevole che qualcuno sarà curioso e magari qualcun altro vorrà divertirsi a sputt…. cioè, contestare le mie opinioni. Bene, vi sfido a farlo, in questo caso non è affatto facile (e comunque la minaccia del draghetto blu è sempre attiva e presente, sia chiaro!)

Un giallo lento e femminile…

Questo giallo-noir di ambientazione canadese è lento, a tratti lentissimo. Nel 2012 avevo scritto questa frase: “E’ composto in prima persona “al femminile”, e qui stanno gran parte dei difetti e dei pregi del romanzo: difetti soprattutto nel ritmo e nella sequenzialità dell’azione, pregi nel saper costruire un profilo psicologico della protagonista un poco alla volta, tramite notizie fatte filtrare attraverso lo svolgersi della trama. Quando mi riferisco ad un modo “maschile” e un modo “femminile” di scrivere spesso faccio arrabbiare le donne, che in maniera molto “femminile” vedono un giudizio di valore negativo”.

Bene, se le donne si arrabbiavano avevano perfettamente ragione, perché avevo detto una stupidata. In realtà quello che intendevo con scrittura “al femminile” non era altro che infodump, informazioni inserite nel romanzo senza alcuna necessità, che vanno ad appesantirlo senza aggiungere niente alla trama o ai personaggi. Perché gli scrittori cadono in questa tentazione? Le spiegazioni, soprattutto psicologiche, sono tante, e vanno dall’insicurezza nei propri mezzi al desiderio di mostrare quanto si è bravi, ma non è che questo sposti di molto la questione.

Il fatto è che la Reichs si supera, non cedendo alla voglia di abbellire il suo romanzo con qualche fronzolo, ma inserendo particolari inessenziali a vagonate nel tentativo di definire i suoi personaggi attraverso questi.

In realtà tra gli estremi di una scrittura essenziale (quella che definivo “maschile“) che privilegia l’azione e sbozza appena i personaggi, che hanno delle caratteristiche spesso elementari e stereotipate, e quello di una scrittura attenta ai particolari (“femminile”) che si cura soprattutto degli aspetti psicologici dei suoi protagonisti, facendoli diventare in questo modo più credibili e meno “eroici”, ci sta il mondo, e l’abilità dello scrittore è nel saper fondere questi elementi secondo le regole del romanzo senza diventare puerile ma nemmeno pedante. In certi casi può avvicinarsi pericolosamente a questi estremi, ed allora ci troviamo davanti a un obbrobrio o a un capolavoro (e sto pensando a “Il tamburo di latta” e anche alla “Recherche”).

Corpi freddi è scritto chiaramente nella scia dei romanzi della Cornwell, e forse l’eccesso di infodump risponde proprio ad un tentativo di differenziarsi dall’originale. Di per sé il libro ha una trama che potrebbe essere intrigante, ma cade sotto molti altri aspetti: la lentezza, come si è detto, il fatto che la protagonista si improvvisi investigatrice-superwoman, riuscendo dove tutta la polizia fallisce, con rocambolesche avventure notturne che non stanno nella logica delle cose, la figura di Gabby, poco sviluppata nonostante promettesse bene, la struttura stessa che vorrebbe essere un giallo-noir ma non rispetta la forma di nessuno dei due.
Infatti come noir è estremamente fiacco, noioso, mentre come giallo non consente al lettore di sviluppare i suoi ragionamenti sull’identità del serial killer (e questo è sempre indice di uno sviluppo della trama poco accurato). Avete presente quei gialli in cui l’assassino è il nipote della vittima che compare solo nelle ultime pagine? Ecco.

Personalmente il personaggio che preferisco è Birdie, il gatto di Temperance :-).

Nonostante questo c’è da dire che la Reichs ha una buona scrittura, per cui non escludo che in altri momenti sia riuscita a produrre qualcosa di meglio, ma questo tentativo potrà forse averle sollevato il conto in banca, ma non certamente le quotazioni letterarie.

E voi, avete letto qualcosa di suo che, invece, consigliereste?