Capitolo terzo
Il giorno dopo Wendy trovò nella sala d’aspetto un meraviglioso mazzo di fiori che Ana stava sistemando su una mensola.
Frida le disse che li aveva mandati l’ ‘Architetto’ a Joanna e lei era leggermente arrossita leggendo il biglietto, poi, in fretta si era chiusa nel suo studio.
Mentre commentavano la serata precedente arrivò una telefonata del marito della ‘Depressa’ che infuriato e preoccupato chiedeva se avessero notizie della moglie che era sparita senza lasciare traccia.
Lui era tornato a notte fonda da Boston dove si era recato per lavoro e non aveva trovato nessun biglietto, messaggio, segno di lei.
Dopo aver chiamato amici, parenti, ospedali, aveva pensato alla psicoterapeuta ma, vista la risposta negativa, disse che avrebbe chiamato la Polizia.
Finita la telefonata Wendy e Frida si guardarono terrorizzate negli occhi e, ripensando alla serata appena trascorsa non ebbero dubbi e si misero subito al lavoro per cercare lo ‘Stalker’.
Non rispondeva al telefono, gli amici non ne sapevano niente, gli ultimi che lo avevano visto erano quelli presenti al concerto della famosa serata.
La portinaia dello stabile nel quale abitava disse che non era rientrato.
La sparizione dei due portava a una conclusione facile, troppo facile, ma Wendy fu costretta a chiamare il Giudice che le aveva affidato il caso dello ‘Stalker’ per metterlo al corrente delle novità.
Lui, molto preoccupato, la convocò subito nel suo ufficio.
Disdetti tutti gli appuntamenti, rinunciato a un pranzetto con Dave con grande rammarico, Wendy si recò al Tribunale dove fu subito ricevuta.
Il Giudice era un tipo burbero, incavolato con lo Stalker che gli aveva già creato un sacco di grane e ora anche con Wendy perché pensava non avesse fatto bene il suo lavoro.
L’ira aumentava man mano che lei raccontava gli ultimi avvenimenti, ma doveva essere sincera: il problema era grande e doveva essere risolto con la collaborazione di tutti.
Finalmente quel tormento finì e con l’impegno di tenersi in contatto, Wendy fu libera di fuggire da quel luogo e tornarsene a casa dal suo Dave.
Lì trovò tutto il conforto di cui aveva bisogno, Dave sapeva come fare, si rilassò e cominciò a raccontargli tutta la faccenda.
Lui ascoltava e sembrava quasi divertirsi al racconto drammatico di Wendy.
Aveva sempre avuto una certa simpatia per lo ‘Stalker’ (in effetti era uno che ci sapeva fare) e vedeva la situazione come una storia a lieto fine.
Un uomo e una donna che si erano innamorati ed erano fuggiti insieme abbandonando le loro paure per rifarsi una vita.
Era incredibile Dave, Wendy non riuscì neanche ad arrabbiarsi e decisero di cambiare argomento.
Infatti la vacanza sarebbe finita tra pochi giorni perché Dave aveva organizzato per la squadra un periodo di allenamento in Arizona.
Avrebbero fatto base a Sedona, una meravigliosa cittadina in mezzo ai monti che avevano colori di un rosso incredibile, il clima era ottimo e l’ambiente tranquillo: il posto ideale per ottenere il meglio dai ragazzi che Dave aveva scelto per la ‘Dabliudi’.
Questa volta era molto motivato perché due di loro si stavano dimostrando dei veri talenti e se tutto andava bene, avrebbero partecipato al Giro di California, partenza da San Diego e arrivo a San Francisco, corsa che si sarebbe svolta tra pochi mesi.
Inoltre c’era una bella novità: Ted, il dentista che lavorava nello stesso studio di Wendy, aveva deciso di accompagnarli.
Anche lui era appassionato di ciclismo, faceva il dentista ma controvoglia, comunque aveva organizzato un’equipe veramente preparata e lui poteva permettersi di prendersi un lungo periodo di riflessione.
Chissà, forse era il momento giusto di voltar pagina e inventarsi qualcosa di nuovo.
Andarono a dormire ma Wendy non riusciva ad addormentarsi, pensava ai suoi pazienti scomparsi e ai giorni difficili che l’aspettavano.
Il giorno dopo

il tempo era grigio , Wendy si recò in studio senza fare la solita corsa mattutina: preoccupazione, sensi di colpa, paura erano i sentimenti che provava.
Lei, di solito serena e allegra, trovò nella sala d’aspetto un tizio, non più giovanissimo ma con un fisico in ottima forma, un viso interessante.
Frida glielo presentò: era il commissario di polizia Ispettore Climber al quale avevano dato l’incarico di indagare sui due scomparsi dopo la denuncia fatta dal marito della ‘Depressa’.
Era venuto per controllare le cartelle cliniche dei due pazienti e fare un sacco di domande a chi era stato in contatto con loro.
Naturalmente la più tartassata fu Wendy che, alla faccia del segreto professionale, fu sottoposta a un interrogatorio di quarto grado dal quale uscì stravolta, anche perché venne a sapere che la faccenda era sempre più grave.
Il marito aveva denunciato che i gioielli della moglie erano spariti e il conto in banca prosciugato.
Lo ‘Stalker’ aveva colpito di nuovo, stessa tecnica, la storia che si ripeteva.
Stupidamente c’erano cascati tutti ma lei soprattutto era la maggior colpevole; ne andava della sua professionalità e credibilità.
Odiava quell’uomo che lei aveva sottovalutato nella sua crudeltà o pazzia, non si capiva bene, approfittava di donne deboli e infelici per vivere alle loro spalle e sfruttarle finchè poteva.

Provava pena per quella poveretta che credeva di aver trovato il vero amore e invece si era buttata nelle braccia di quello sfruttatore che prima o poi l’avrebbe fatta soffrire.
Nessuna storia romantica come credeva l’ingenuo Dave ma un dramma che bisognava risolvere il più presto possibile.
Doveva fare un piano per trovarli anche se c’era la polizia che già se ne occupava e chiese aiuto a Frida, la persona giusta per aiutarla.
La invitò a pranzo da ‘Mary’Sweet’, un localino vicino allo studio dove spesso si recavano a rimpinzarsi di torte e altre prelibatezze fatte dalla proprietaria del locale, Mary.
Mentre si abbuffavano di torte e frittelle, bevendo spumantino italiano, decisero di fare prima di tutto un sopralluogo a casa dello ‘Stalker’, per cercare qualche indizio che avrebbe potuto portarle sulle tracce dei due fuggitivi.
Dopo il pranzo presero la Subway e si recarono nel quartiere dove lo ‘Stalker’ abitava: il Queens, quartiere lontano da Manhattan, abitato soprattutto da afroamericani e sudamericani.
Anche Ana abitava in quella zona ma lei era ben inserita.
Lo stesso non si poteva dire dello ‘Stalker’ che lì era proprio fuori luogo ma non avrebbe potuto permettersi altro.
Il suo appartamento, se così si poteva chiamare, consisteva in due stanzette con un angolo cottura e un piccolo bagno.
Il tutto pieno di scatoloni ricolmi di spartiti, libri, CD, DVD.
L’unico mobile era un armadio con una serie di pantaloni, maglioni e camicie eleganti: infatti lui era sempre in ordine e ben vestito.
Wendy conosceva bene quella specie di portinaia che si occupava anche dell’appartamento dello ‘Stalker’, così, ottenuta la chiave, potè entrare con Frida e cercare con calma eventuali indizi.
La cosa che subito le colpì fu la valigia sopra il letto, ancora aperta ma quasi piena di biancheria, vari indumenti.
Strano, perché andando via non si era portato neanche il necessario, come se non avesse avuto la possibilità di farlo.
Eppure quella fuga probabilmente era stata programmata da tempo.
Sul tavolo c’erano pure un orologio e alcuni documenti importanti: era evidente che lo ‘Stalker’ era fuggito di fretta la sera stessa del concerto, quando era stato visto per l’ultima volta.
Mentre le nostre investigatrici esaminavano i documenti per trovare qualcosa di interessante, irruppe nella stanza l’Ispettore Climber che le minacciò di intralciare le indagini, proibì loro di prendere iniziative personali perché era lui che si interessava del caso,
Ci volle tutto il fascino di Frida per calmarlo e, quando si tranquillizzò lo misero al corrente dei loro sospetti.
Lui ascoltò, le intimò di andar via e mise i sigilli all’appartamento.

Continua……