Margherita e Rosa, nacquero in una famiglia numerosa, nella quale ti viene assegnato un ruolo appena in grado di camminare.
Non è una fortuna nascere in una famiglia così, dove si combatte ogni giorno, dove nascere donna è già uno sbaglio.
I fratelli lavoravano chi nei campi, chi in cantiere.
Le ragazzine provvedevano a curare l’orto, spaccare la legna, gonfiarsi le mani con l’acqua fredda della fonte, accudire i fratelli minori.
Venne poi il momento di decidere il loro futuro.
A Margherita la più dolce e remissiva fu preparato un futuro in casa: si sarebbe occupata per tutta la vita dei genitori, rispamiando così sui soldi del corredo.
Per Rosa, ragazzina troppo vivace, quasi ribelle, si decise di correggerla subito.
Appena quattordicenne fu accompagnata all’altare, senza nessun convenevole, dove venne data in moglie a un rispettabile facoltoso che, avendo venti anni più della bimba, chiuse un occhio sulla scarsa dote.
Non conveniva nascere in famiglie povere e numerose, dove non si aveva il tempo per sognare e dove i fiori, anche quelli con le spine, appassivano prima del tempo.