UNO SCRITTO DA UNA FOTO

 

Merlino udì la chiamata, arrivava da molto lontano telepaticamente, sembrava un problema grave e urgente, quindi si mise subito in viaggio. Attraversò boschi, laghi e campagne assolate, dove grosse balle di fieno si essiccavano al sole estivo.
Giunse finalmente a destinazione; si fermò alcuni minuti ad osservare la magnifica costruzione. Le antiche mura merlate a protezione del castello e del suo immenso parco, erano di una bellezza mozzafiato. Una struggente malinconia lo colse, ma scacciò subito i tristi pensieri. Qualcosa però strideva nell’insieme: una parte dell’edificio era stato ristrutturato e modernizzato.

Una voce lo distrasse, gli ricordò il motivo della sua presenza lì.
Proseguì  fino alle mura antiche, una donna con una tunica di seta rosa lo accolse con un sorriso luminoso colmo di gratitudine:
“Grazie Merlino per essere qui. Vieni, ti stanno aspettando”.

“Ginevra cara, come avrei potuto ignorare il tuo appello disperato?”

Passarono attraverso una fenditura nello spesso muro ed arrivarono in un immenso salone poco illuminato e alquanto diroccato. Gli andarono incontro alcuni uomini che gli fecero battere il cuore, quanti ricordi!
“Artù! Lancillotto! E voi cari Cavalieri della tavola rotonda, siete qui, tutti insieme! Che bella sorpresa, sono felice di vedervi”.
Si abbracciarono calorosamente e per qualche minuto sembrò che tutto andasse bene, finchè Artù disse con tono affranto:
“Merlino, aiutaci, viviamo qui da secoli ormai, il meraviglioso castello di una volta si è sgretolato col tempo, sono rimaste le mura merlate e questo salone. Ora però hanno deciso di abbattere una parte delle mura, per costruire un… come lo chiamano? Un Resort, ecco! Questo salone sparirà e noi non sapremo più dove andare. Puoi fare qualcosa?”

“Fatemi pensare – rispose Merlino – starò qualche giorno con voi per rendermi conto della situazione”.

Già il mattino dopo arrivarono gru, scavatrici, muratori e ingegneri a prendere misure e decidere cosa abbattere e cosa tenere in piedi. Il salone era destinato all’abbattimento.

Merlino guardò gli occhi sgomenti dei suoi amici del passato, così valorosi in vita , ridotti a fragili e indifesi fantasmi. Decise di intervenire, non era sempre stato il più grande mago di tutti i tempi?

Quando gli operai se ne andarono alla fine della giornata di lavoro, con uno schiocco di dita riempì di terra gli scavi che avevano iniziato. Poi attese pazientemente il giorno dopo.

Infatti  ingegneri e muratori restarono esterrefatti, tutto il lavoro del giorno prima  era sparito.
Rimisero in moto la scavatrice ma appena rimossa la terra, decine e decine di grossi ratti invasero l’area , facendo scappare inorriditi tutti quanti. Non riuscirono in nessun modo a liberarsene, neppure coi bocconi avvelenati. Infine abbandonarono il progetto e cercarono una zona in altro loco. “Ecco amici miei – disse Merlino – siete liberi di stare qui ancora per molto tempo”.

“Grazie Merlino, sei il più grande di tutti, lo sei sempre stato”.
“Resta con noi – disse Ginevra – staremo bene tutti insieme”.

“No amici miei, vi ringrazio ma il mio destino è quello di girare per il mondo e ascoltare le voci di coloro che hanno bisogno del mio aiuto. Vi auguro di essere felici”.

Li lasciò schioccando le dita e scomparendo in una nuvola di fumo.