Parte 1: la solitudine dei numeri primi

A 3/4 del cammin di nostra vita,

mi ritrovai in un parcheggio oscuro

che la diritta via avea smarrita.

Assisa stavo lì, e ve lo giuro,

solo i casi miei raccapezzando

quando giunser ivi a capo chino

rattristati assai contro al destino

esseri strani andanti favellando.

Giunsemi innanzi un 5 triste alquanto .

Chiesi: “Qual pena hai, qual tormento?”

Ed egli:” Nomato son come egoista

perché il mio è mio e tanto basta.

Sol l’1 può ma tutto il resto è mio!

E tutto quel che m’ha donato Dio

indiviso con me ha da restare.

Però gran solitudine m’assale

e credimi, ci resto tanto male

ché niuno con me vuol a che fare” .

“Acchetati, suvvia, ché tal sventura

mi pare l’abbian in tanti per natura.

V’è il tre, il sette, perfino il ventinove,

un’infinità per chi cercarli vuole .

Siete fratelli eppur primi voi tutti

ma il più piccino vi divide tutti .

Lui si che in ver è autentico egoista

e quel ch’è suo a lui indiviso resta.”

Un poco rasserenato mi guardò

indi salì su un’ auto e se ne andò.