Se ne tornava con passo cadenzato e greve.

Era stanca dopo una nottata di duro lavoro e andava trascinando, seminascosto dal suo manto nero, un sacco anch’esso nero e pieno di tutti i fogli delle pratiche degli ordinativi assegnati e da poco eseguiti.

Sostò un attimo per richiuderlo bene e guardò dentro con l’intento di aggiustare un po’ tutta quella carta.

Eh sì, aveva avuto il suo bel daffare.

Mario Egisti ore 23:15 Piana del Vago, Sonia Rossi ore 23:15 Piana del Vago, Don Pietro ore 23:15 Piana del Vago… ne erano 63 e tutti alle ore 23:15 a Piana del Vago, come da lista allegata.

Certo, pensò Thánathos, farne fuori 63 contemporaneamente con quella falce medioevale e così poco funzionale era stata una faticata terribile. E poi, quei tipi mica collaboravano! No, accidenti a loro, cercavano di sfuggirle e lei che doveva rincorrerli con quella ingombrante falce…

Era sempre così quando arrivava un Richter 6.0.

Si guardò intorno e vide nel campo adiacente alla strada alcune balle di fieno ordinate, impacchettate e tutte ben pressate.

Rimase incantata.

Eh già, sospirò tintinnando un po’ i denti e scuotendo il teschio, avessi io una bella motofalciatrice, ne farei fuori 630 nello stesso tempo. Ma che dico…6300! Sarà bene che ne parli al Capo Supremo.

Chissà che non voglia investire nel rinnovamento dell’attrezzatura.

Sì, sì. E voglio proprio vedere dove, poi, proveranno a scappare quei poveri illusi, pensò.

E riprese il cammino.