La mia ultima “scoperta” in tema di scrittori è China Miéville, un autore che trovo affascinante.

Per quelli che non lo conoscono

China Miéville è uno scrittore, attivista, fumettista, saggista ed accademico britannico, principalmente autore di opere urban fantasy e fantascientifiche. Ama descrivere le sue opere come weird fiction, in riferimento allo stile di autori horror e pulp dei primi del Novecento, in particolar modo Howard Phillips Lovecraft, ed è ascrivibile ad un eterogeneo gruppo di scrittori, artisticamente assai prossimi alle tematiche ed estetica dello slipstream e dell’avantpop, definito talvolta come New Weird, impegnati nel liberare la letteratura fantasy dai cliché di genere e commerciali degli epigoni di Tolkien.

(Wikipedia).

Andando più nello specifico, scopriamo che China Miéville è nato a Londra nel 1972. A diciotto anni si è trasferito in Egitto, dove ha insegnato inglese e si è interessato alla cultura araba e alla situazione politica mediorientale. È laureato a Cambridge in Antropologia sociale e ha conseguito un master presso la London School of Economics.

Tanti premi Horror-Fantasy

Per Fanucci Editore ha pubblicato Un regno in ombra, suo romanzo d’esordio nominato per l’International Horror Guild e il premio Bram Stoker nel 1999, Perdido Street Station, vincitore nel 2001 dei premi Arthur C. Clarke e British FantasyLa città delle navi, vincitore nel 2003 dell’International Horror Guild e del Bram StokerIl treno degli Dèi, vincitore nel 2005 dei premi Arthur C. Clarke e LocusIl libro magico, vincitore nel 2008 del premio Locus, e La città e la città, vincitore nel 2010 dei premi Arthur C. Clarke, Hugo e World Fantasy, nonché nominato al NebulaEmbassytown è stato nominato per il premio Hugo 2012 nella categoria Miglior romanzo.

Niente male, vero? Ma a parte i suoi successi letterari, cosa c’è in questo scrittore di così affascinante da farne uno dei punti focali delle mie letture di questo inizio estate? Facile a dirsi: i suoi romanzi sono un esempio di come la letteratura fantastica contemporanea possa dare vita a una fantasmagoria colossale e immaginativa, sospesa tra critica sociale e gusto dell’avventura, tra scienza e alchimia, tra l’orrore e la meraviglia. Perché Mieville va oltre, rappresenta un momento evolutivo che sta creando i presupposti per il superamento di un genere ormai esausto come il fantasy classico, senza però abbandonare quelli che ne sono stati gli elementi motivanti: la necessità di dare libero sfogo alla fantasia al di fuori degli schemi consueti e la ricchezza del linguaggio che nei casi migliori arriva a farne autentiche opere barocche.

Un esempio?

La città era punteggiata di macchinari recuperati a Cala Meccanismi, ogni pezzo ripulito dalla ruggine, in centinaia di forme oscure. Alcune si muovevano; altre erano immobili. Quelle colpite dal sole luccicavano. Nessuna era azionata dai rumorosi pistoni a vapore di New Crobuzon e di Armada; nell’aria non c’era fumo oleoso. Quelle erano macchine eliotropiche, dedusse Bellis, pale e lame che ronzavano nell’impietosa luce solare, alloggiamenti di vetro incrinato che l’assorbivano, inviando arcane energie lungo i cavi che collegavano le case sparse. I cavi più lunghi erano annodati, unendo pezzi recuperati, anche molto corti.

(La città delle navi – ciclo di Bas-Lag)

Creazioni senza limiti, senza soffocare la trama e i personaggi

Confesso che leggendolo ho ritrovato le suggestioni dei racconti di alcune autrici di Writer Monkey, ma esaltate al massimo, pompate senza posa né risparmio in romanzi che superano facilmente le cinquecento pagine, in una esplosione continua di sfrenata fantasia e creazione senza limiti, dove però le descrizioni, seppure elaborate e spesso ricercate, non giungono mai a soffocare i personaggi e la trama, che rimane sempre ben visibile in primo piano. Senza scendere nei particolari e vincendo la tentazione di classificare e sotto classificare un’opera che vuole intenzionalmente sfuggire alle etichettature (in un primo tempo avevo pensato di considerare i tre romanzi del ciclo di Bas-Lag come del sottogenere steam-punk, di cui conservano molti aspetti, ma non tutti), credo che China Miéville sia sicuramente un autore da considerare per le letture future, un esponente autorevole della nuova generazione che porta avanti il suo progetto multidisciplinare con sicurezza e che potrebbe diventare un riferimento per chi crede che la scrittura creativa sia invenzione e sperimentazione e non mera applicazione di canoni alla moda nella ricerca di un facile successo.