LA BAMBOLA VIVA
Aveva avuto paura delle bambole fin da bambino. La mamma ne aveva una grande, riccamente vestita di seta, pizzi e merletti, con un bellissimo cappello adornato con fiori e piccoli frutti. La teneva in mezzo al letto, seduta, con le braccia tese come a voler abbracciare, il vestito ben allargato a coprire le gambe, una vera principessa!
Ma ciò che spaventava Pietro erano gli occhi della bambola, così fissi, inespressivi, inquietanti. Lo disse alla mamma che scherzando gli rispose:
“Stai attento che la bambola ti guarda, comportati bene”.
Pietro le credette, da quel momento ogni volta che passava davanti alla camera dei genitori sbirciava la bambola, ed ogni volta gli sembrava che lo guardasse, anzi gli parve addirittura che muovesse gli occhi per seguire i suoi movimenti.
Si confidò con un suo compagno di scuola, Dario, il quale rise come un matto.
“Ma dai scemo! La bambola non è mica una persona”.
“Vieni a casa mia a fare i compiti e vedrai”.
Quel pomeriggio infatti, mentre la mamma era indaffarata in cucina, Pietro e Dario si intrufolarono nella camera da letto. La tapparella era abbassata, la stanza era semi buia. La bambola era lì, in mezzo al letto, immobile come sempre, un po’ tetra a causa dell’oscurità.
“Ha gli occhi chiusi, che strano, forse dorme”. Disse Pietro a bassa voce.
“Le bambole non dormono, dai avviciniamoci”. Rispose divertito Dario.
Come furono vicini al letto… tac! Con un piccolo scatto gli occhi della bambola si spalancarono fissandosi proprio sulle loro facce, facendoli gridare di spavento.
“E’ vero – gridò Dario – la tua bambola è viva!”
Le si avventarono contro, le staccarono la testa, le gambe , le braccia.
“Ecco adesso è morta”.
Quando la mamma di Pietro vide quel disastro, informò subito la mamma di Dario, così, oltre allo spavento della bambola “viva”, ebbero anche una bella sculacciata ciascuno.