Appostata dietro una colonna Irina Minutova cercava tra il viavai dell’atrio di scorgere Mallory. Aveva escogitato un sistema infallibile… il travestimento. Era riuscita a procurarsi una pochette di seconda mano simile a quella di Tilda, così avrebbe potuto cambiare aspetto in qualsiasi momento. Ora, dietro la colonna era vestita come al solito… pelliccia e colbacco.
“Irina!” Era Milita Garcia. “Cosa fai, dietro la colonna? Stai spiando?”
“Niet!” Non poteva dirle qual era la sua missione, per cui ricorse ad uno stratagemma:
“Oh, guarda laggiù!” gridò. Milita si girò di scatto e Irina scappò via chiudendosi nello sgabuzzino delle scope. Lì azionò la pochette e si cambiò d’abito. Uscì lentamente, nessuno badava a lei.
“Irina!” Ancora Milita! – “Irina ma che stai facendo?”
“Niente, io cambia vestito, ora andare in ufficio”.
“Vestita da Biancaneve???”
Irina si guardò nella vetrata e sobbalzò. Aveva sbagliato a cliccare la pochette.
Senza dare risposta, scappò a gambe levate, intrufolandosi nel primo ufficio che trovò. Era vuoto, prese la pochette e cliccò per un altro cambio d’abito. Proprio in quel momento sentì lo scroscio d’acqua del bagno, un uomo uscì asciugandosi le mani. Quando la vide restò ammutolito. Cosa ci faceva nel suo ufficio Cappuccetto Rosso? Non ebbe risposta, perché Irina fuggì come il vento, andando a sbattere addosso a Milita che la stava cercando.
“Irina! Tu es loca! Tutta pazza! Dove hai preso il vestito di Caperucita Roça?”
“Ehm… Io come Matrioska, tante donne!” Fu l’unica scusa che trovò.
Proprio in quell’istante vide Mallory salire in ascensore. Piantò in asso Milita e corse verso di lei, sotto gli occhi allibiti degli astanti. Le porte le si chiusero in faccia, altro fallimento. Corse su per le scale, al primo piano Mallory uscì dall’ascensore. Irina non perse tempo, la raggiunse e l’afferrò per un braccio:
“Fermati Mallory!” La ragazza la guardò strabuzzando gli occhi:
“Cos’è, Carnevale? E tu cosa vuoi da me… Cappuccetto rosso?” aggiunse con un sorriso beffardo.
“Ho l’ordine di riportarti da Hillary, non fare resistenza”. Mallory sbiancò in viso:
“No, ti prego, non farlo, ho paura!” Irina guardò il suo bel faccino terrorizzato e si intenerì:
“Perché hai così paura?”
“So cose compromettenti sulla WM quindi sono in pericolo.”
” Ma è tua sorella, potete parlarne con calma”. Mallory, scosse la testa e sorrise, quasi a voler scacciare i brutti pensieri. Chiese: “Ma dimmi di te, sei russa?”
Irina sorrise sotto il cappuccio, felice che avesse indovinato la sua provenienza: “Da, io russa!”
“Oh, io amo la Russia, esclamò Mallory, l’ho visitata poco tempo fa, è così maestosa, quell’immensa Piazza Rossa…” Irina aveva le lacrime agli occhi: “Oh, Casa Russia!” Così dicendo le fece una piccola carezza sorridendo. Poi chiuse gli occhi in un attimo di nostalgia.
Quando li riaprì Mallory non c’era più. Ma sì – pensò – scappa per ora, ti cercherò un’altra volta.
Decise di cambiare abito un ultima volta, quel Cappuccetto rosso era proprio ridicolo, cliccò un pulsante della pochette e finalmente le parve di avere un abito decente. Quello che non capiva era perché fosse apparso anche un ombrello. Delusa e stanca per il gran correre, tornò nell’atrio e andò al bar.
“Irina!” Una vera ossessione quella Milita Garcia! Ancora lei!
“Tu sembra mia ombra” – disse Irina affranta.
“Ma… hai cambiato ancora vestito, ma come fai? E soprattutto, perché sei vestita da Mary Poppins?”
“Mary Poppins? Ohhh ecco perché io ha ombrello”. Le fece vedere la pochette. “Ecco io comprato questo, seconda mano”.
“Wow, fammi guardare” Milita girò e rigirò la pochette finché trovò un’etichetta: <Abiti di scena teatrali>
Scoppiò in una gran risata, fece vedere a Irina la dicitura e finalmente la vide ridere di gusto per la prima volta.
“Vieni amica loca, beviamo qualcosa, cosa vuoi? Birra? Coca cola?”
“Vodka!”
“E vodka sia! Poi andremo nello sgabuzzino delle scope a cambiarci i vestiti. Io voglio quello da ballerina di flamenco e tu?”
“Io vuole abito di Anna Karenina!”