Era arrivato in lieve ritardo quell’intercity 612 da Taranto che lo avrebbe portato a Bologna da cui sarebbe poi partito per ritornare a Melbourne .

Già, stavolta definitivamente poiché il suo stage di sei mesi, così stimolante e soddisfacente, gli aveva aperto sbocchi occupazionali irrinunciabili. Così, era tornato qualche giorno a Natale per rivedere i suoi e Lia, per salutarli e prepararli allo ‘strappo’.

E quanto faceva male quello strappo, accidenti! Hai voglia a dire “C’è Skype, Whatsapp…”! Il calore di un abbraccio e di un bacio sono altra cosa e poi… annusare la pelle di Lia, infilare le dita tra i suoi capelli…

Si, Lia calda pelle sotto le dita, Lia profumata ancora d’amore quando aveva chiuso la porta dietro di sé.

“Accidenti, Lia, sei ancora qui, ti sento nonostante l’odore del treno, lo scuotimento , il vocio della gente.”

Non avevano pronunciata quella parola, mai.

Era troppo dura, ma sapevano che era un addio.

Dirla l’avrebbe resa concreta , presente, mentre c’era solo la voglia di fissare il tempo, incollarlo da qualche parte magari su quella tenda che ondeggiava lieve sospinta da un vento inesorabile, il desiderio di donarsi ancora un po’.

Ora l’intercity correva deciso nella Val Padana forando la nebbia , i vetri rigati di pioggia .

Ma, chissà, forse la pioggia era soltanto nei suoi occhi.

Foto dal web, ringrazio S. Lo Presti.