Erano già passati tre anni da quando avevano dovuto lasciare la casa in città dove vivevano.
La guerra, i bombardamenti, le sparatorie tra i partigiani e i nemici aveva reso troppo pericolosa la vita e chi poteva, si rifugiava in case isolate nelle campagne .
Lì trovavano cibo e un po’ di tranquillità
Non era male stare lì, in mezzo agli animali, a contadini gentili che insegnavano ai bambini tante cose e raccontavano storie paurose la sera davanti al fuoco.
L’unico dispiacere di Elisa era che il suo papà doveva stare lontano da loro perché non poteva abbandonare il lavoro in città.
Il tempo passava e si avvicinava il 25 aprile.
Quel giorno lei avrebbe compiuto sette anni. La torta era pronta, i pacchetti dei regali nascosti nell’armadio, le amichette sarebbero arrivate presto. Improvvisamente si misero a suonare tutte le campane del paese, i clacson delle poche auto a strombazzare, tutte le persone uscivano dalle case cantando, urlando e ridendo. Lei seguì perplessa la famiglia: tutti erano in strada, passavano grosse auto guidate da soldati, uno la prese in braccio e le regalò della cioccolata. Le avevano rubato il compleanno ma restituito l’Italia.