Una lettera mai spedita:
Cara Sonia, dopo tanti anni mi decido a scriverti per chiederti scusa. Interruppi bruscamente la nostra amicizia con la scusa del litigio che avemmo quella sera, quando tu mi rimproverasti aspramente perché dicevi che ero gelosa di te:
“Sei gelosa, perché non hai un papà simpatico come il mio, fai di tutto per farci litigare e per sembrare migliore di me! Ma la figlia di mio padre sono io! Smettila di metterti sempre in mostra per farmi sfigurare”.
Ricordo testualmente le tue parole e ancora mi fanno male.
La verità è che avevi ragione, mio padre era l’uomo più noioso del mondo, non mi piaceva stare in sua compagnia, così trovavo mille scuse per venire a casa vostra. Quanti anni avevamo allora? Dodici o tredici, non di più. Quando entravo nella vostra casa e vi vedevo ridere e scherzare mi veniva da piangere e facevo di tutto per farmi notare con battute stupide. Ma soprattutto guardavo lui… tuo padre. A quei tempi non potevo capire cos’era quello strano turbamento che mi rimescolava lo stomaco, ai nostri tempi si era considerate ancora bambine, non sapevamo niente di ‘certe cose’. Lo capii più tardi naturalmente: mi ero innamorata, invaghita, infatuata di tuo padre. Forse lui se ne accorse, non lo so, in ogni caso fu sempre molto corretto e gentile con me. Ti voglio chiedere scusa perché tu, pur senza malizia, avevi notato la stranezza del mio comportamento, pensavi che io volessi sminuirti ai suoi occhi. Quanto ho pianto per lui! Dopo il nostro litigio non ci vedemmo più, di conseguenza non vidi più neanche il mio “amore”. Ora sorrido ripensandoci, e ti scrivo con la speranza di rivederti e ridere insieme della nostra ingenuità. Con affetto Claudia.

In fondo al cassetto della scrivania ho trovato questa lettera che scrissi a Sonia tempo fa e non spedii mai, poiché mi comunicarono che la mia amica era morta di meningite fulminante.