C’è un luogo, a Verona, famoso in tutto il mondo per una categoria specifica di persone: gli innamorati.  E non è l’Arena, benché lì vi si rappresentino i più struggenti drammi amorosi, dall’Aida alla Carmen, passando per la Turandot. Il luogo di cui parlo è la loggia di Giulietta, dove innamorati incompresi, lasciati, disperati, affidano le loro missive all’eroina shakespeariana chiedendo la soluzione delle loro pene. Questa è la mia lettera per te, Giulietta.

 

Cara Giulietta,

ti affido questo mio pensiero da lontano, perché tu possa sempre al bisogno  risvegliare nel mio cuore  questa storia che ti affido. Non desidero che colui  che non ho saputo cogliere in gioventù torni adesso, che avrei la maturità per poterlo accettare ma non l’esuberanza di saperlo contrastare. Perché questo sono spesso gli amori difficili, un gioco di sentimenti e di potere che cavalca le onde delle emozioni e della razionalità, fino a che una delle due non ha la meglio. Desidero ricordarlo sempre come un grande amore che non fu, nonostante sarebbe potuto essere.

Fra le strade della tua città abbiamo cercato di spezzare le catene che ci imprigionavano: due storie passate che ostacolavano il nostro presente. Ma come spesso accade, ad un uguale gesto corrispondono significati differenti. Un abbraccio, uno sguardo, un “come stai?”, una parola che poi resta per sempre, fa un rumore differente se cade nell’acqua profonda o vicino alla riva. Lui era vicino alla riva, stava già uscendo dal dolore. Io ero in acque profonde e stavo ancora imparando a nuotare. E così il mio sorriso ha fatto puff, il suo ha fatto splash.

Cara Giulietta, per le strade della tua città ci siamo scoperti così uguali e così diversi, forse per questo sempre uniti, nonostante gli anni, nonostante gli amori, le avventure, le storie, i viaggi, i corsi e ricorsi, i torti e i ritorni.

Cara Giulietta, attraversando il ponte della tua città abbiamo parlato di come fossimo ognuno su una riva ad aspettarci, indispettiti ma speranzosi, ma nessuno sia tornato dall’altro con un mattone in mano per costruire noi quel ponte per raggiungere insieme l’altra riva del fiume. Quel fiume che per me porta al mare e per lui allontana dalla montagna.

Non si appartiene solo alle persone, ma anche ai luoghi. E se le nostre anime facevano di tutto per incontrarsi, i nostri corpi prendevano direzioni differenti. Ma quando stavamo insieme era sempre un tripudio di emozioni e sentimenti. Ogni abbraccio disegnava un quadro, ogni addio scriveva un libro d’amore.

Eppure, cara Giulietta, non ti chiedo di farlo tornare da me, ma di conservarlo sempre in me e far rimanere sempre un po’ di me in lui.

Se ti chiedi come si sta, a pensare ad un amore passato, ti dico che si sta bene. Se dovessi fare una battuta fuori posto, ti assicurerei che non si muore. Certi amori fanno compagnia nelle giornate più fredde come nei tramonti più caldi. Fa assurdamente bene anche pensare che ci abbiano accompagnato ai nostri amori attuali, come si conduce sottobraccio la sposa ad un altare e la si concede ad un altro con un bacio ed un sorriso.  

Gli ho chiesto “posso andare?” e mi ha risposto “è una domanda che sa di addio”. E invece sapeva di “mi accompagni? Ho bisogno che tu sia con me fin lì e che poi mi lasci andare. Puoi farlo, per amore?”. Per amore l’ha fatto, l’abbiamo fatto.

Non è vero che non si può essere felici, non è vero che se si è vissuto un amore tanto forte e travolgente dopo ci si accontenta. Nessuno dei due si è accontentato, ma senza quel procedere mano nella mano, non avremmo potuto amare più nessuno come invece entrambi facciamo.

Cara Giulietta, so che hai tanto da fare a cercar di lenire amori impossibili, a consolare cuori feriti. Per questo ti chiedo solo, per una volta, di riposarti e ascoltare come un amore impossibile abbia reso tutto possibile. Ha reso possibile scalfire una corazza, portando raggi di sole in ogni crepa, scaldandone l’acciaio fino a fonderlo. Ha reso possibile il pianto della crescita, il sorriso della consapevolezza e la magia dei nuovi incontri. Ha reso possibile il riconoscere la bellezza in ogni quadro, disegnato o immaginato, dipinto nei ricordi o riaffiorato in uno scorcio nel quale casualmente ci si imbatte. Non è forse questa, vita? Anche la lacrima che scende, ripensando al mio Romeo, è acqua salata che profuma di mare. E il mare, per me, cara Giulietta, è pace ed armonia, allegria e sorrisi scagliati a riva, quelli che fanno puff, non splash.

Grazie di avermi letto, cara Giulietta. Romeo passerà da te e ti parlerà di me, ne sono sicura. Lo farà senza farsene accorgere, o forse anche toccandoti il sedere e il seno portafortuna. Riderà forse, e lo farà fragorosamente, per farsi sentire. E da qualche parte io sentirò quel suono e sorriderò, Giulietta. Ovunque sarò, con chiunque sarò, sorriderò e quel sorriso saprà di vita.

Con amore,

Io