Oggi a scuola ci hanno riunito tutti in palestra, anche se siamo un po’ decimati dall’influenza.
Io sono fortunata, sto sempre bene e, nonostante la mia classe sia dimezzata, non ho ancora perso un solo giorno di scuola.
Sono arrivati insieme la maestra d’italiano e il direttore scolastico che hanno presentato un progetto al quale ha aderito la nostra scuola.
Siccome nel nostro istituto ci sono parecchi alunni di origine straniera, è molto importante aiutarli a conoscere bene la nostra lingua, in ogni sfumatura.
Intanto, ho scoperto che “sfumatura” si può usare anche per definire una lingua, mentre ero convinta che le sfumature fossero riferite soltanto alle tonalità dei colori, come ci ha insegnato la maestra di arte.
Come direbbe Mamma quando m’incita a studiare:
«Studia, non se ne sa mai abbastanza» e credo che abbia proprio ragione.
Alla fine di un lungo discorso sull’importanza della comunicazione scritta, ho capito che è un progetto importante e lo trovo semplicemente fantastico.
In pratica, noi alunni, dobbiamo tenere un diario, scrivere almeno una pagina il giorno, descrivere la nostra giornata e inserire nel contesto alcune parole “difficili” che saranno poi discusse in classe.
E’ come un gioco: tutti i giorni, durante l’ora d’italiano, a turno leggeremo una pagina e dovremo spiegare il significato e l’uso di queste parole.
Alla fine dell’anno, le pagine più belle ed espressive, saranno appese in palestra, come una mostra di quadri, mostrate e lette alle famiglie e i vincitori riceveranno un premio.
Sono rimasta incantata perché mi piace scrivere.
Nonna è entusiasta come me e Mamma mi ha regalato un quaderno con la copertina rigida e rossa che ha un aspetto magnifico e importante.
Non vedo l’ora di iniziare.

Caro diario,
Mi chiamo Melissa, ho dieci anni e frequento la quinta elementare. Sono figlia unica che significa, non ho né fratelli né sorelle.
Mamma e Papà dicono che la vita è troppo cara e non vogliono altri figli, anche se io non ho capito bene perché parlino di soldi poiché so, per certo (da una mia amica di cui non posso fare il nome perché è un argomento segretissimo), che i figli non si comprano al mercato, ma li fabbricano i genitori.
Boh, che ne so, non avranno tempo di fabbricarne un altro, sono sempre molto impegnati, specialmente Papà.
La mia migliore amica si chiama Camilla, frequenta la mia stessa classe e con lei passo molto tempo sia a studiare sia a giocare.
Sono abbastanza carina, almeno, così dicono tutti gli amici di Mamma e Papà.
Io non so se sia vero perché penso che ci siano delle mie amiche che sono molto più carine di me. Per esempio, Anna, che è una disabile di un’altra classe, ha lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri e, per me, è veramente bellissima e, nonostante soffra di una malattia che la obbliga a muoversi con una sedia a rotelle, per me, è così simpatica e spiritosa, che nessuno si accorge di niente.
Io, invece, ho dei comuni capelli marrone e gli occhi scuri.
Questa mattina, Anna, è arrivata in ritardo in classe perché qualcuno ha parcheggiato l’auto davanti all’ingresso della scuola e non poteva passare con la sedia a rotelle.
Quando l’ho raccontato a casa, Nonno si è molto arrabbiato.
Adesso Nonna sta stirando, io facendo i compiti e Nonno legge il giornale.
All’improvviso sbotta, facendo sussultare me e Nonna:
«Che ignoranti e maleducati, tié, vi sta bene, era ora!».
Nonna ed io lo abbiamo guardato sorprese:
«Che c’è?» chiede Nonna.
Nonno legge a voce alta un articolo che riporta testualmente che “i vigili, in centro, hanno sequestrato un sacco di macchine parcheggiate in doppia fila e nei parcheggi riservati ai disabili”.
E commenta:
«Una vera indecenza, non c’è più rispetto per niente e nessuno, in che mondo viviamo, ognuno ha la propria dignità o no?».
Ecco, penso che le parole “rispetto” e “dignità” siano abbastanza “difficili” perché quando le sento pronunciare dagli adulti, non riesco a comprendere bene il significato.
Siccome devo fare una ricerca di geografia, vado al computer e, tramite Google, cerco il significato di quelle parole perché non voglio andare a scuola impreparata.
Adesso so che “rispetto” significa non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.
E “dignità” è una parola legata al rispetto per se stessi e gli altri.
«Un po’ come mi hanno insegnato a catechismo», penso rassicurata.
Anche questo non lo sapevo.
Ho letto questa pagina ai nonni per sapere se, secondo loro, poteva andare bene perché, d’altronde, è la prima volta che tengo un diario.
Mentre leggo, Nonno annuisce, Nonna sorride e, alla fine, insieme hanno esclamato:
«Brava la nostra piccola!»
Mi hanno fatto sentire amata e orgogliosa di me!
Ho provato una sensazione meravigliosa, mi hanno dimostrato il loro grande amore.
Credo che per oggi basti, e mi sa che, prima di diventare grande, dovrò imparare il significato di almeno un miliardo di parole difficili per capire come si scrive e soprattutto, come si deve vivere!