La scuola elementare ha promosso una bella iniziativa: tutti i bambini dovranno portare un loro giocattolo in classe, tutti i giochi così raccolti verranno messi in alcuni scatoloni e portati all’ospedale pediatrico della città, dove molti bimbi sono ricoverati per varie patologie e handicap. Le maestre hanno anche promesso che li porteranno a visitare questi bambini sfortunati, in modo che potranno consegnare loro stessi i giocattoli.

Gli scolaretti sono entusiasti dell’iniziativa e raccontano tutto a mamma e papà.
Lorena dice: “Io porto la bambola rossa, le manca una scarpina ma non fa niente”.
La mamma le fa notare che non è giusto:
“Per essere un regalo fatto col cuore, deve essere il più bello, qualcosa che ti piace, non qualcosa di cui ti vuoi liberare, capisci?”
Lorena non è molto convinta, ha tantissime bambole, però le dispiace rinunciare a quella più bella.

Maurizio dice al suo papà: “Non so cosa portare, questo trenino va bene?”
“Ma è ammaccato, non puoi portarlo.”
“Allora, cosa porto?”
“Maurizio, dai un’occhiata alla tua cameretta, è strapiena di giochi che non usi quasi mai, prendine uno in buono stato e portalo a scuola”.
Maurizio è molto indeciso sul da farsi.

Il giorno dopo alcuni bambini portano i primi giochi, pupazzetti di peluche, bamboline, macchinine ecc. ecc. Maurizio e Lorena si accorgono che sono tutti giocattoli nuovi. Allora chiedono ai loro compagni:  “Avete portato regali nuovi?”
Tutti rispondono che la mamma e il papà hanno detto che bisognava regalare qualcosa di bello, col cuore, per donarlo ai bambini più sfortunati di loro.

Le stesse cose che avevano detto la mamma di Lorena e il papà di Maurizio!
I due bimbi, tornati a casa scelgono il giocattolo più bello che hanno: Lorena una bambola coi capelli biondi, tutta vestita di pizzo rosa, bellissima.
“Mamma, porterò questa”.
“Benissimo tesoro, così mi piaci”.

Maurizio invece una fiammante Ferrari rossa: “Papà, regalo questa ai bambini malati, va bene?”
“Bravo il mio ometto! Va benissimo!”

Il giorno stabilito le maestre li portano a visitare i bambini all’ospedale.
Grande fu la commozione per le maestre e le infermiere, nel vedere i loro alunni distribuire i giocattoli, e gli occhi dei bimbi malati illuminarsi di gioia nel riceverli; per un momento avevano dimenticato la loro sofferenza.

Per gli scolaretti fu un giorno indimenticabile, avevano capito una cosa importantissima: che loro erano molto fortunati ad avere buona salute e che bisogna essere generosi con i più sfortunati.