E per completare, ad est di Piselliland c’era una grande distesa d’acqua che una volta era chiamata mare ma che in seguito, non essendo più degna di tale nome, era stata da tutti ribattezzata ‘Immondizialand’.

Vi abitavano creature miti e silenziose e questa loro caratteristica di apparente accondiscendenza li aveva sempre costretti a subire infinite e ripetute angherie dai paesi limitrofi che di quel mare avevano fatto la loro discarica ideale.

Non c’era liquame o veleno o schifezza non degradabile che non venisse convogliata là e lì scaricata senza rimorso alcuno.

Anno dopo anno, decennio dopo decennio, lo scempio era continuato.

Galleggiavano qua e là varie isole di plastica tenute insieme da reti da pesca abbandonate e formate dal gioco delle correnti.

Al temerario che avesse osato solcare quel mare, si presentava una geografia ‘insulare’ variabile  di giorno in giorno, che creava non pochi problemi nella scelta dell’approdo.

Qualcuno, di ritorno da una crociera, s’era riportato come souvenir un sacchetto della Conad certificato autentico degli anni ’70 e un altro tizio  aveva preso uno splendido pannello di polistirolo intarsiato di conchiglie che poi aveva appeso orgogliosamente in bella mostra nel salotto buono…

E mentre in superficie galleggiavano mutevoli e colorati isolotti, sul fondo si erano venuti a depositare i materiali più pesanti e i contenitori che si erano riempiti d’acqua.

Il vecchio re Poseidone sbuffava ma pazientava, pazientava oltre ogni limite, confidando sul buon senso dei vicini.

Aveva perdonato nel vedere morire i coralli che recintavano la sua reggia, aveva sopportato quando il tappeto di alghe del suo palazzo si era trasformato in una melma grigiastra, aveva tollerato pure che gli servissero una sera a cena una ‘ratatouille au microplastique’.

Finché un giorno si guardò nello specchio di un mobile da bagno con specchio, ‘gentilmente’ giunto in dono dall’alto ed inorridì. La sua bella barba, solitamente così fluente e verdognola per le alghe ivi insediate, ora era impeciata e di un orrendo color smog. La sua pazienza che gli umani chiamavano ‘bonaccia’ quella volta s’incrinò e la stizza che iniziava ad invaderlo sfogò in tre giorni di mare forza7.

Poi si placò, ma quella scoperta lo aveva ormai ridestato dal suo beato torpore di divinità al di sopra di tutte le brutture umane ed aveva iniziato a guardarsi meglio intorno.

I suoi sudditi stavano iniziando a morire intossicati, soffocati, affamati. E sua moglie Anfititre, dopo avergli dato 4 figlie, improvvisamente era divenuta sterile, cosa che, dicono i soliti pettegoli ben informati, sembrava che non le dispiacesse affatto. Per fortuna, però, Poseidone poteva contare su una lunga schiera di amanti da cui aveva avuto numerosissimi altri figli ma anch’esse improvvisamente non procreavano più. Ne erano nati in totale circa settanta e lui sperava tanto di portarne il numero a 100…

L’impossibilità di realizzare il suo sogno lo fece cadere in una grave crisi piena dubbi sullo stato della propria virilità.

Era arrabbiato e depresso. Aveva sopportato tutto oltre ogni limite finché un giorno non si era ritrovato un pannolone Tranquillity infilzato sul tridente.

Questo no!

Il pannolone no, era davvero troppo.

Era stato immediatamente assalito da un gran giramento di… tridente, un giramento di tridente tale che aveva preso a farlo vorticare, vorticare, vorticare con un’energia spaventosa, inaudita.

L’oceano aveva iniziato a ribollire in onde di decine di metri, il fondo melmoso si era sollevato salendo in superficie come una putrida schiuma farcita d’ogni schifezza.

Si era formato uno tsunami alto cento metri che era corso veloce verso la costa e lì si era infranto violentemente seguito subito dopo da un altro e poi da un altro ancora…

L’ira del re fu davvero terribile, prolungata per mesi e mesi, equivalente a tutta la sua precedente pazienza.

Alla fine di tutto quell’inferno ed anche grazie all’opera di Eolo, sulla costa si era venuto a depositare un altissimo cumulo di detriti, praticamente una cordigliera ininterrotta lungo tutto il litorale.

Tale catena montuosa, oggi nota come Monnez Mountains, era tanto alta che nessuno sulla terra poteva più accedere al mare in quanto la spiaggia era una diventata uno smisurato, ininterrotto, inaccessibile, mefitico cumulo di immondizia.

Intanto tutti gli scarichi che prima confluivano in mare, così bloccati , ritornavano in dietro al mittente riportandosi ogni cosa e formando nel tempo laghi e paludi nelle zone più basse, un paesaggio da autentico incubo. Gravissimi danni avevano perciò riportato le colture di piselli, pomodori, fagioli e tabacco situati nei fondivalle dei regni vicini, ma quello era il minimo ed equo prezzo che essi avevano da pagare.

Decenni dopo, qualcuno ha inviato alcuni droni per ispezionare e studiare la possibilità di aprire una galleria sotto le Monnez Mountains. Il video mostra che oggi l’oceano appare finalmente turchese, ricco di vita, meraviglioso.

Secondo alcuni gossip, poi, pare che Poseidone abbia una nuova reggia, abbia ripreso la conta da cinquantuno e il numero dei pargoletti sia superiore al centinaio.

Foto dal web.