Il comandante della Policia Especial de Buenos Aires era seduto davanti all’imponente scrivania di Garcia Fernandez. Nonostante i capelli bianchi, i folti baffi dello stesso colore e la fila di medaglie sul petto, il colonnello Estebarria era in estremo disagio di fronte a quello che con tutta probabilità era destinato ad essere il prossimo presidente della Federación del Norte, in pratica il suo datore di lavoro.
«Sono costernato, señor Fernadez» stava dicendo, rigirando nervosamente il cappello che teneva nelle mani «ma nonostante tutti gli sforzi dei miei uomini fino a questo momento non abbiamo ottenuto risultati degni di nota.»
Il politico lo guardava freddamente, notando il linguaggio gestuale che l’altro cercava di nascondere.
«Tuttavia» continuò il colonnello, «non ho dubbi che presto troveremo quei terroristi. Darò ordine di intensificare ancora le ricerche.»
«Lei non intensificherà proprio niente!» lo interruppe Garcia Fernadez, battendo un pugno sulla scrivania.
«Come? Non capisco…»
«Se in due settimane non siete riusciti a catturare uno solo di quei malditos come pensate di trovarli ora che saranno dall’altra parte del mondo?»
«Ma io…»
«Non la sto accusando personalmente, colonnello» disse Garcia Fernandez in tono più rassicurante, «sono cosciente dei grandi sforzi fatti da lei e dai suoi uomini, ma io credo che ora sia tempo che la policia si occupi di prevenire i crimini: mancano solo tre mesi alle prossime elezioni e saprò proteggermi da solo.»
Estebarria fu al tempo stesso spaventato e sollevato. Spaventato perché il prossimo Presidente in pratica lo sollevava dalle indagini, sollevato perché quella ricerca era diventata il suo incubo quotidiano.
«Come desidera, signore» disse, alzandosi, «permettete almeno che vi assegni una scorta supplementare.
«L’accetto volentieri» rispose Garcia Fernandez sorridendo, consapevole di smorzare la tensione.
Così, dal giorno successivo, le strade di Buenos Aires tornarono libere dalla presenza ossessionante della policia, con grande sollievo dei malavitosi che avevano visti i loro affari praticamente fermi per due intere settimane. Nello stesso tempo il barrio Palermo e quello de La Recoleta si riempirono di nullafacenti che ciondolavano da una parte all’altra, unendosi a quelli che stazionavano già normalmente in quelle zone. Era stata passata parola, e tutti quelli che avevano interesse ad un rapido ritorno alla normalità stavano con occhi e orecchie bene aperte. Neanche una mosca poteva sfuggire.
Passarono tre giorni di assoluta calma, in cui anche il vento fresco che proveniva dal mare e che aveva tenuto l’aria relativamente limpida aveva smesso di soffiare, facendo sprofondare la città in una caligine a cui era da sempre abituata. Il cielo si era fatto plumbeo e l’aria irrespirabile, tanto che si vedevano persone camminare con dei fazzoletti sul viso per proteggersi dallo smog. Nel suo buio quartier generale Leandro attendeva notizie, e ogni giorno il timore di essersi sbagliato si andava facendo più forte. Anita, dal canto suo, sembrava una belva in gabbia e la forzata inattività pareva farla impazzire.
Alla sera del quarto giorno, infine, qualcosa si mosse: un borseggiatore di ritorno dal mercato riferì di aver visto due uomini gironzolare dalle parti del palazzo di Garcia Fernandez, a Belgrano. Siccome era inusuale vedere delle persone girare per quei luoghi nel primo pomeriggio, quando i negozi erano ancora chiusi, e memore delle voci che circolavano, si era insospettito e li aveva seguiti fino alla Recoleta, dove li aveva visti entrare in un grosso palazzo d’appartamenti. Si era allora appostato e aveva osservato uscire a più riprese coppie di uomini che si dirigevano verso il barrio Palermo.
«Ci siamo!» esclamò Alberto, «non possono che essere loro.»
«Ne sei sicuro?» chiese Leandro.
«Più che sicuro: fino al mese scorso quel palazzo era vuoto: lo so perché viene affittato agli ufficiali delle navi in ormeggio nel porto, e questi ricevono volentieri delle signore che…»
Guillermo gli diede una pacca sulle spalle. «Non sapevo che facessi anche il ruffiano, Alberto.»
«Alla mia età ci si arrangia come si può» si giustificò il ladro, «e se posso fare un favore a qualcuno…»
«Facciamo una soffiata alla policia?»
Leandro fece segno di no. «Sarà impossibile provare il loro collegamento con l’attentato, e Garcia Fernandez non può esporsi pubblicamente, non così vicino alle elezioni. Dobbiamo coglierli in flagrante.»
Gli uomini si guardarono pensierosi.
«Bisognerebbe sapere cosa stanno organizzando» disse Diego.
«Per questo non c’è problema» osservò Alberto «conosco quel palazzo come le mie tasche e non sarà difficile infiltrarmi lì dentro e scoprire in che appartamenti si sono nascosti.»
Leandro rifletté alcuni istanti.
«Sì» disse poi, «è la soluzione migliore, ma stai attento a non esporti. Intanto possiamo concentrare le nostre risorse su quel caseggiato: dobbiamo scoprire tutto quello che entra e che esce.»