Eolo De Ventis era un tipo un po’ farfallone, amava svolazzare di qua e di là divertendosi in giochi assai cretini come, ad esempio, spostare le dune del deserto confondendo i carovanieri, oppure spettinare le nuvole, rendere calvi gli alberi per rubare loro la chioma… Quando arrivava lui, la gente si metteva letteralmente le mani nei capelli, correva di qua e di là, mentre lui, tutto felice, s’infilava dappertutto, facendo capire loro quanto forte e potente egli fosse. E, a quanto pare, era stato convincente perché quei piccoli, fragili esseri lo avevano elevato al grado di dio.

Fu così finché non conobbe una certa Rosa, donna di fermi principi e ben radicata nel proprio contesto. Lei fu la prima che non aveva ceduto alle sue impetuose ed effimere voglie, facendogli apprezzare il valore della stabilità. Almeno per un po’, il tempo di sposarla e far nascere un bel numero di figli, poi… la sua natura avventurosa e libertina lo aveva portato di nuovo a svolazzare ovunque di gonna in ramo, di alcova in monte.

Rosa De Ventis, da un marito così variabile e capriccioso, aveva ricevuto una prole numerosa ed eterogenea.

Ovviamente li amava tutti ma faticava davvero molto se per caso arrivavano tutti insieme a pranzo perché finiva sempre in burrascosi litigi. Le stoviglie volavano via, si rompevano tutte e le pietanze venivano schizzate ovunque. Testimonianza se ne trova ancora in alcuni racconti popolari che narrano di polli arrosto piovuti dal cielo e grandinate di olive all’ascolana.

Perciò, al ripetersi di tali eventi e assai rattristata, Rosa si era dovuta rassegnare al fatto che ognuno se ne andasse a vivere da solo lontano da casa: chi a nord, chi a sud, chi qua chi là.

E previo avviso consegnato dal messaggero Meteo, si era stabilito che le facessero visita uno solo alla volta.

Certo, i suoi figli erano tutti dei tipi alquanto agitati anche se ognuno a modo suo, secondo il proprio carattere.

Ad esempio, Tramontana era un tipo asciutto e rigido che letteralmente raggelava ogni tentativo di calorosa amicizia.

E poi che dire di Levante così apparentemente pacato ma che si divertiva a fare il menagramo preannunciando fulmini e saette?

Libeccio, poi, era tormentato da un antico e non corrisposto amore. Infatti amava Mare ma non ne era affatto ricambiato e ciò era a tutti più che evidente visto come questi iniziava ad agitarsi appena lo vedeva.

A dire il vero, Mare era piuttosto schizzinoso, si agitava con poco ma mai come quando giungeva Maestrale che, con quella sua aria imperiosa, arrivava veloce , lo faceva urlare e biancheggiare e poi se ne andava lasciandolo arruffato e sconvolto, per massima goduria di romantici e poeti.

Di tutti i suoi amati figli, Rosa però era soddisfatta.

Anche del meno noto  Euro che i solito si limitava a soffiare per mercati finanziari e banche. Era un piccolo vento ma molti lo accusavano, e non s’è capito esattamente perché, di mille disastri economici.

Infine le mancava tanto lo sconosciuto Fugace che si dilettava tanto a gonfiare e sollevare le gonne alle donne, staccare parrucchini, sparito da tempo con una certa Rossella O’Hara.

Le ha inviato di recente una lettera in cui afferma che, con la moda attuale che c’è, non ha proprio più gusto a sollevare quei ridicoli dieci centimetri di gonna per cui se ne resta lì, con la sua Rossella, che gli dà più soddisfazione.

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