C’era una volta un regno felice, Piselliland, la cui economia si basava, come si evince dal nome, esclusivamente sulla coltivazione del suddetto legume la cui raccolta, per favorevoli condizioni climatiche, avveniva tutto l’anno.

In quella terra verdeggiante non mancava nulla tranne che una cosa: un principe consorte con cui perpetuare la nobile schiatta regnante.

Ma alla principessa Virgina, rimasta presto orfana di madre, era stato fatto un potente maleficio dalla strega Mefithia che s’era invaghita ed avrebbe voluto sposare il re suo padre.

Il terribile maleficio era suonato così: «Ogni pisello che ti sarà vicino immediatamente avvizzirà.»

La perfida donna infatti pensava che, morta la regina e rinchiusa Virginia per la sua pericolosità, avrebbe potuto realizzare il suo sogno di sposare il re.

Ma Mefithia, come si scoprì poi, non era dama di elevato rango bensì una millantatrice addetta ai generi di conforto della V Compagnia Arcieri e Frombolieri e ben difficilmente il re l’avrebbe sposata.

Tuttavia tutti i presenti al momento del maleficio avevano preso molto sul serio il suo anatema, interpretandolo nelle sue più ampie accezioni.

Pertanto la principessa, tapina, fu costretta a vivere perennemente rinchiusa nel castello onde salvaguardare le coltivazioni, fonte unica di guadagno nel regno.

Ma lei si annoiava terribilmente e così, ogni tanto, il padre si trovava costretto ad accontentarla permettendole di uscire. Ciò però avveniva con le massime cautele in una carrozza dotata di spesse tendine, seguendo solo percorsi lontani dalle coltivazioni di piselli.

Col tempo, tutti i sudditi vennero a conoscenza di tale maledizione e, come al solito, passando di bocca in bocca il senso della frase venne aggiustato, limato, trasformato… fino ad assumere l’aspetto di una vera e propria fake new d’altri tempi.

Oramai era vox populi che…

Cosi, anche i principi , tutti rigorosamente azzurri, le giravano bene alla larga onde evitare , non si sa mai, irreparabili inconvenienti.

In realtà l’anatema riguardava solo il Pisum Sativum cioè quello erbaceo ma ciò non era stato puntualizzato.

Intanto nella povera Virginia, proprio perché le era vietato, cresceva la spasmodica ed incontrollabile voglia di assaggiare piselli di qualunque specie essi fossero.

Una volta fu beccata in cucina proprio mentre stava per infilare un ramaiolo nel tegame con piselli e prosciutto.

Altre volte, esasperata, era partita all’attacco recandosi nell’alloggio degli armigeri ove s’era denudata al grido: «Sotto a chi tocca!» tra il fuggi fuggi generale di quei vigorosi giovani.

Alla fine, fu quella volta che andò di nascosto nel bosco travestita da pastorella che un baldo pisello …pardon…forestiero ignaro di tutto ciò, pose termine alla sua ambascia con gran sollievo suo e di tutto il regno.

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