Primo pomeriggio d’estate.
L’ora della Siesta, quando i sensi si allentano e il nostro condizionato vigilare cede pigramente il passo ad un torpore finalmente incontrollato che ci scivola addosso e dentro accompagnandoci dolcemente verso l’irresistibile oblio di pomeriggi assolati che ci catturano all’istante con i loro profumi di caldo e di vento, e quasi senza accorgercene ci offriamo indifesi a questa improvvisa perdita di coscienza per migrare, senza opporre resistenza alcuna, verso i lidi seducenti del dormiveglia…
Mi lascio andare.
Oggi, incredibilmente mi riesce facile.
Ed è così che, prima di soccombere a questo rapimento annunciato, ho appena il tempo di percepire che mi sto abbandonando ad un viaggio, breve ma intenso, dal quale non risulterà poi così semplice e scontato il naturale risveglio.
Ma è estate, fa caldo.
È l’ora della Siesta.

Vado.