Che poi sono solo quattro mura,

di mattoni e calce, intonaco e pittura.

Più o meno tutte uguali, fatte di metri quadri,

che si deteriorano con il tempo, e con la vita.

 

Come le case nelle quali ho vissuto,

ho villeggiato, ho passato del tempo,

nelle quali ho riso e giocato, a volte pianto.

Confuse in spazi andati, persi, dimenticati.

 

Pareti decorate a fiori, porte di legno,

spesso richiuse da mani senza volto.

Finestre dai vetri perennemente appannati

su panorami che non associ più a un luogo.

 

La colpa è sempre degli anni

che lasciano solo pochi ricordi

e l’eco di voci

che se ti ci immergi

puoi farti del male.