Ci sono persone il cui sorriso ti si stampa dentro insieme agli occhi buoni.

Persone così piene che trasudano specialità.

Anche se poi le hai incrociati per un periodo relativamente ridotto. Loro sono lì. Restano.

Loro restano. E se se ne vanno senti un morso dentro che sa di ingiustizia.

Quando se ne vanno.

Quando ho incontrato il sorriso di Filippo la prima volta – perché Filippo è di quelle persone di cui si incontra il sorriso – ho pensato che mi ricordava un po’ Pasolini, e quindi mio nonno Arcadio. No, forse il contrario. Ho pensato che mi ricordava il nonno che faceva innamorare la gente ovunque mettesse piede, per tempra e aspetto, e quindi un po’ anche Pasolini.

Filippo l’ho conosciuto sul lavoro. Dirigente in INPS, del dipartimento comunicazione… il “capo”. Ci ha messo un secondo netto a farmelo dimenticare, però. Almeno, non è così che uno potrebbe immaginare un dirigente INPS. Il fatto è che siamo persone e Filippo lo era più di tante persone che ho conosciuto.

Poco dopo quel primo incontro ho scoperto il giornalista, il profondo amante della vita, dle buon cibo, della convivialitá, della cultura, dell’umorismo, con la sua Sicilia nel cuore e un posto speciale per il suo amato calcio.

Un amico per moltissimi. Marito, padre. Attento, curioso, dolcissimo.

Mi manca già non saperti nel mondo. Che notizia orribile, che brutto risveglio.

Ma vedi, Filippo, quando incontri un sorriso – e di te questo si incontrava – è impossibile perderlo davvero.