QUANDO MUORE UN AMICO

Un uomo buono, disponibile, che sa ascoltare.  Una brava persona.

Un giorno mi dice: “Ultimamente dimentico le cose”.
“Vabbè, anch’io non ricordo dal naso alla bocca, è l’età”. E ci ridiamo sopra.

Il tempo passa, è necessario fare delle analisi; la diagnosi è la peggiore: alzheimer!
Gli sta spegnendo i settori della memoria e del linguaggio. Infatti in breve tempo

parla a fatica, non si capisce cosa dice. Che dispiacere, povero amico!

Un giorno mi arriva il colpo di grazia… non mi ha riconosciuta.  Non riconosce nemmeno la moglie e le figlie.

 

Ora è morto, in Chiesa durante la cerimonia funebre guardo la bara al centro della navata e cerco di immaginarlo, mi pare ancora di vederlo, quasi per convincermi che ci sia ancora.

Al cimitero il colombaro è pronto a riceverlo, gli incaricati delle pompe funebri sistemano la bara all’interno, però ancora lo vedo, ancora lo immagino lì dentro.

Ma quando arriva l’uomo con mattoni, calce e cazzuola, si crea il gelo intorno.

Mattone dopo mattone si innalza il muro, nascondendo gradatamente agli occhi la bara, e mi sembra di soffocare.  Ecco, l’ultima fila di mattoni è completata, non si vede più niente.

Ora so che il mio amico è morto davvero.