Quando mi sono svegliata, mi sono trovata in una grande stanza, senza finestre e con tanti specchi. Non potevo credere a ciò che vedevo. Nei miei occhi scorrevano le immagini dei luoghi che avevo sempre desiderato vedere, ma che non avevo incontrato mai. E poi sono diventati blu come i campi in Provenza e la mia pelle è diventata ancora più bianca, come le bianche scogliere della Cornovaglia, tomba di Tristano e Isotta. I miei capelli si sono colorati di verde con riflessi colore dell’erica, come gli immensi prati irlandesi e la mia bocca, la mia bocca è diventata una piccola stella, coma la dolceaspra carambola indiana. Così ho iniziato questo mio lungo viaggio, come un soffione trasportato dal vento e giacché sono cresciuta tra girasoli, campi di grano e colline ricoperte di vite, li sto portando con me. Petali di girasole mi incorniciano il viso, spighe di grano hanno preso il posto delle mie dita e tralci di vite mi sono saliti su dalle caviglie fino ai fianchi.
Se poteste vedermi cuori miei! Smettereste di essere tristi pensando a me. Quando ero in vita non sono mai riuscita godermi nel migliore dei modi quel bene prezioso che chiamano tempo e quando il mio cuore ha smesso di battere e hanno portato il mio corpo a riposare sotto questo strato di terra, pensavo fosse tutto finito. Invece era finita solo la mia vita terrena, piena di cose non fatte. Il mio desiderio più grande no, aveva resistito alla mia morte e ora finalmente viaggio verso tutti quei posti tanto sognati da bambina, quando pensavo che avrei vissuto con la valigia sempre in mano. E sarò un girasole in mezzo alla lavanda, spargerò chicchi di grano sulle selvagge scogliere della Cornovaglia e semi d’uva nella jungla indiana. Il corpo è morto, ma la mia anima viaggia in compagnia di aquile di mare, pollini e tante stelle e quando sarà colma di colori, profumi, radici e sorrisi, tornerà di nuovo a casa, sulle nostre colline.
P.B. Qualche cielo più in là