Fuori si gela, ma ancora induco sulla soglia, ipnotizzata dal bianco frastornante della neve che ha invaso il giardino e il mondo circostante.

Così anche il silenzio è freddo e bianco

…un silenzio assoluto, da purgatorio.
Una quiete letale da respingere facendo appello alla razionalità e all’istinto di sopravvivenza, perché facilmente la neve ottunde i sensi e leviga le percezioni, in maniera suadente e ingannatrice, per indurre, in fine, al suo mortale oblio.
Pericolo che io però non corro, protetta da quel mio endemico freddo interno che mai disgela, intatto anche nelle estati più roventi, e che mantiene alto il mio livello di guardia affilando i miei sensi tesi alla ricerca di una fonte di calore.
Di un focolare generoso a cui scaldarmi (che siano braccia o voci poco importa: l’effetto terapeutico, seppur momentaneo, è sperimentato e garantito).
Ovvio che sono solo espedienti per sopravvivere, perché quando il fuoco si spegne non c’è coperta che mi scaldi o illusione che mi conforti, ed allora eccomi di nuovo in marcia verso una nuova, ipotetica sorgente di calore, che io so non esserci, ma del cui pretesto ho bisogno per scampare all’assideramento
…perché seppur non riesco a generare energia bastevole per  una salvifica autocombustione, in compenso ne produco a sufficienza per alimentare questo mio moto perpetuo.
Energia autoprodotta senza alcun artificio, sicché potrei benissimo brevettarmi come unico esemplare sulla faccia della terra, ed agiatamente vivere di rendita, se non fosse per il mio rifiuto di adeguarmi alla vita di un animale da baraccone, e in ultimo essere sezionata dalla scienza per scoprire la cellula aliena, il fattore discordante da cui origina la mia diversità.
Uno scempio inutile, perché se il bisturi anziché esplorare i miei visceri alla ricerca degli organi degenerati, senza  per altro rilevare nulla di anomalo o di così straordinario che mi diversifichi dal resto del mondo, avesse invece scrutato nel mio cuore, il segreto della mia discordanza si sarebbe spontaneamente, e da subito rivelato nella sua unica dimensione possibile: quella umana.