Sono un torrente, poco più di un rigagnolo, buono sì e no a far campare quattro pesci ma qui, sotto a questo ponte, incanalato tra due speroni nudi di roccia ho scavato giorno per giorno con tenacia.

Ora sono profondo più di due metri sotto le arcate di questo maledetto Ponte dell’Acqua Cupa.

E ne sarei davvero orgoglioso se tanti non fossero venuti proprio qua a farla finita.

Un po’ più in là, una fitta rete di canne e piante acquatiche borda il mio corso e mi dona un aspetto più tranquillo e rassicurante.

Ma io non sono affatto così.

Sono stanco, solo stanco e triste perché ne ho già visti tanti; ogni volta diversi ma in fondo uguali. Tutti pronti a consegnarmi il loro carico di dolore quasi sapessi cosa farne se non lasciarlo andare intatto laggiù, verso il mare.

Ricordo l’ultima, due anni fa.

Se ne stava lì, scarmigliata dal vento, con gli occhi svuotati pieni di dolore.

Mi fissava.

Pallida ed allucinata, vedevo brillare le sue lacrime alla luce della luna, sentivo il suo dolore scivolare su di me, incresparmi la superficie in brividi silenziosi.

No, le urlavo, no!

Ma lei aveva aperto le braccia, già pronte al volo mentre muta gridava: basta, basta!

No, non sono affatto tranquillo e non sono rassicurante.

Sono stanco di abbracciare creature spezzate, sfiancate.

Sono stanco di togliere loro la vita, soffocandone l’ ultimo grido.

Ma lei si è lasciata scivolare giù, quasi fosse morta già prima di morire.

Poi, l’ho accompagnata là, dietro a quelle canne e l’ ho lasciata tra giunchi ed equiseti, a riposare.

Ho pettinato i suoi capelli, li ho resi leggeri e fluttuanti col gioco della mia corrente, le ho gonfiato le vesti. Sembrava una regina.

Le ho dato tutto l’amore che potevo anche se non era quello l’amore che cercava.

Sono stato a cullarla per un po’, poi ho sentito alcuni rumori, tante voci e l’hanno portata via.

Una donna gridava, straziata: «Bestia infame! La colpa è tua se mia figlia ha fatto questo. Perché non mi ha dato ascolto? Amore diceva, ma che cazzo d’amore è se ti distrugge?».

Non ho capito bene quelle parole. Siete esseri complessi voi umani, a volte incomprensibili.

Io sono solo un torrente, faccio vivere i pesci e corro verso il mare.

 

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