Senza attendere risposta il colonnello Dixon, guidato dall’istinto e dalla caparbietà, s’inoltra nel buio intenzionato a ritrovare sua figlia per indurla, con le buone o le cattive, a tornare sui suoi passi.
Nel recinto di Shadow, con l’ausilio di una lanterna ispeziona il terreno alla ricerca di una qualsiasi traccia da cui dedurre la direzione verso cui Ketty s’è incamminata, assolutamente  inconsapevole dei numerosi pericoli di una fuga malamente organizzata, affidata unicamente alle capacità d’istinto e di resistenza del mustang ancora claudicante.
Di sicuro non possono aver percorso troppa strada.
– Io conosco la direzione verso cui la ragazza s’è incamminata –
La voce è così chiara da squarciare il buio ed illuminarlo su quella maledetta incognita che gli sta facendo perdere del tempo preziosissimo.
Un miracolo insperato.
– Chi siete e cosa ci fate appollaiato lassù?- chiede stupito il colonnello Dixon
– Sono l’unico che vi può aiutare ma il mio aiuto non è gratis, esige uno scambio –
– Di che scambio andate farneticando? Scendete prima che v’impallini come un fagiano, ho una mira ottima anche di notte e, se non mi riuscisse di uccidervi subito, di certo riuscirei a farvi molto male. –
– Non farete nulla per nuocermi perché io conosco la direzione verso cui s’è diretta la ragazza, ma non ve lo dirò se non accetterete le mie condizioni. –
– Maledizione, non fatemi perdere la poca pazienza che ancora mi rimane, chi siete?-
– Uno che da quassù ha visto molto ma non abbastanza di ciò che davvero m’interessa e così, ecco, credo che voi possiate sopperire a questa mia esigenza allo stesso modo in cui io posso supplire alla vostra. Un onorevole scambio alla pari.-
– Ok, ora inizio a sparare e così, se non volete dirlo a me, dovrete spiegare ad un bel pò di gente, tra cui lo sceriffo, il motivo per cui vi trovate lassù. –
– No, non sparate, ma scendere non è affatto facile, è così buio che non vedo neppure le mie mani.-
– Va bene, allora vorrà dire che vi agevolerò il compito facendovi cadere come un sacco bucherellato. –
– No, aspettate, scendo. Datemene il tempo. –
– Non c’è n’è più di tempo, né di pazienza, venite subito giù! –

Il tono imperativo del colonnello Dixon ha convinto Osmond Cox a prendere sul serio il suo ultimatum, e così s’accinge, con notevole difficoltà, a discendere dall’imponente albero.
Il buio e i rami compatti non lo favoriscono di certo, così avrebbe volentieri aspettato i primi chiarori per intraprendere la discesa, ma è pur consapevole che le minacce di un uomo psicologicamente provato non vanno sottovalutate, e questo lo sprona a strisciare il più velocemente possibile sul ruvido tronco della sequoia, ignorando le ferite prodotte per guadagnarsi la strada verso il suolo.

– Voglio sapere che direzione ha preso mia figlia, chi siete e cosa stavate tramando nascosto lassù. –
– Sono Osmond Cox  del “Newspaper of Culver City”e stavo cercando spunti per scrivere un articolo non banale sul “Great Sea Circus”. Insomma, producete spettacoli di prima grandezza ed era mia intenzione pubblicare qualcosa al vostro livello. –
– In parole povere stavate spiando.-
– Stavo solo facendo il mio lavoro col quale vi avrei reso un gran bel servizio. –
– Già, lo immagino. Cosa speravate di vedere? Dovete essere o molto stupido o incredibilmente presuntuoso se avete pensato, anche per un solo momento, di poter penetrare così facilmente i segreti del “Great Sea Circus”. Altri prima di voi ci hanno provato e nessuno c’è mai riuscito. Povero ingenuo, come avete potuto illudervi che fosse alla vostra portata? Vi consiglio di non favi più vedere quà intorno e di non scrivere nessun articolo o, vi prometto, che sarò io a scrivere il vostro necrologio. Ed ora ditemi quale strada ha preso mia figlia e badate bene d’indicarmi la direzione giusta.-
– Io vi dirò dov’è andata la ragazza ma voi mi dovrete svelare qualche segreto, sia pur piccolo, dei vostri fantastici macchinari. Uno scambio alla pari, così come avevamo concordato. –
– Non ricordo di aver pattuito nulla con voi. In piedi! Verrete con me alla ricerca di Ketty, così se mi avrete mentito mi risparmierete la strada per tornare indietro ad ammazzarvi.-

Ma a ritrovare Ketty fu Louise, una delle ragazze di Miss Rose, che al ritorno da Santa Monica dove era stata in visita ai suoi genitori, s’era imbattuta nel mustang nero zoppicante che sbarrandole la strada l’aveva letteralmente poi spintonata verso la radura dove la ragazza giaceva a terra priva di sensi.
Louise, che a causa della sua assenza non era al corrente degli ultimi eventi accaduti a Culver City, le prestò i primi soccorsi cercando di farla rinvenire. Ketty però continuava a tenere gli occhi chiusi, a non rispondere a nessuna domanda e a gemere al benché minimo spostamento.
Fu un’ impresa ardua per Louise issarla, cercando di non procurarle ulteriore dolore, in sella a Shadow che, in questo frangente, dimostrò tutto il suo attaccamento verso la piccola acrobata, adattando la sua andatura ad un ritmo dolce, come di culla, e procedendo col muso basso a schivare possibili intralci sul sentiero: l’avrebbe protetta a costo della sua vita.

Louise non sapeva nulla della fuga di Ketty, né tanto meno delle angosce e delle collere che aveva suscitato, e la ragazza, d’altronde, non era in grado di rispondere ad alcuna domanda né fornire spiegazioni sul perché si trovasse così distante da Culver City, né Louise perse tempo in ulteriori approfondimenti presa com’era a badare che non cadesse, nonostante l’avesse assicurata alla sella con delle cinghie di fortuna, ma che per il cavallo dovevano costituire uno strumento di tortura con quei rozzi nodi che terminavano sul suo sottopancia.
Ma il mustang pareva non badarci e così continuava, lento ma costante, nel tragitto verso Culver City.
E neppure si fidava, Louise, a precederli in cerca d’aiuto perché c’era ancora molta strada da percorrere prima di giungere a casa, e tra l’andare a cercare soccorso ed il tornare poi con i soccorritori sarebbe trascorso troppo tempo. Se nel frattempo la giovane fosse rinvenuta, trovandosi sola sarebbe precipitata nell’angoscia della vulnerabilità, un’afflizione che lei ben conosceva e che mai le avrebbe inflitto, seppure per una lodevole motivazione. Così Ketty, al suo risveglio l’avrebbe trovata al suo fianco.