Era davvero strano il vecchio Teo con quell’aria triste, come se avesse dentro le pene di mezzo mondo.

Parlava poco e raramente mostrava gli occhi.

Non si è mai saputo da dove venisse quell’omino grigio dalle spalle curve, se avesse una famiglia e qualcuno a casa che lo attendeva a sera.

Si sa che arrivava sempre verso le 15 e se ne andava via al tramonto e, cosa strana, se pioveva o faceva brutto tempo, tutto tornava sereno ed i colori della natura intorno erano gli stessi che stava usando per dipingere il quadro.

Succedeva sempre così: iniziava a dipingere e per magia tutto iniziava a splendere di vita e di gioia.

Tutti lo erano ben lieti di vederlo arrivare ma nessuno notava che giorno dopo giorno il vecchio Teo si faceva sempre più triste, spento , incolore.

Dipingeva vita e gioia e dava vita e gioia ma ciò lo consumava, gli sottraeva fino all’ultima goccia di vitalità e buonumore. Lo sfiniva.

Fu dopo che ebbe trasformato lo spaventoso uragano Betsy in tiepida pioggerellina di marzo che non si vide più.