Finalmente sono a casa, sola. Com’è faticosa e difficile la vita!
Adesso mi spoglio del costume da clown e smetto di fingere.
Osservo il palcoscenico vuoto e silenzioso della mia esistenza, sulla quale è calato temporaneamente il sipario, gli attori sono andati via con i loro sogni e le loro illusioni.
Sono stanca, provata da questa vita che spesso mi obbliga a recitare una parte che non sento mia, a barare, a nascondere i sentimenti più veri dietro a una facciata, a coprire, per pudore, i pensieri più intimi, quelli che non confesserei a nessuno.
Osservo il viso pallido di una sconosciuta riflesso nello specchio, faccio un paio di smorfie, mi ravvivo i capelli e poi sorrido.
Accetto la sfida.
Non mi lascio scoraggiare e, come in un gioco di fantasia, immagino d’indossare abiti di personaggi inventati da altri, per il puro piacere di trasmettere emozioni …
Mimo personaggi, invento battute, scenari, m’isolo dal mondo …
«NO!», urla un regista immaginario, «fuori le comparse, solo i protagonisti, silenzio, vanno in diretta!».
Favole, personaggi, serietà o gioco?
Mescolo colori e fantasia in un grande e fantomatico quadro tridimensionale, colori accesi, giochi di luci e ombre s’intrecciano nella mia mente in complicate trame; creo variopinte immagini con l’abilità di un esperto pittore o forse è meglio dire di un consumato attore?
Torno alla realtà e sorrido:
«In fondo la vita è solo un gioco», mi dico, «forse un po’ crudele, ma sempre solo un gioco».
All’improvviso, il mio cervello mi sorprende con domande a trabocchetto.
«Chi sono io?»
«Sono forse un burattino, una facciata, una finzione, quale personaggio dovrei interpretare?».
«No, IO sono IO, voglio essere solo me stessa e fino in fondo».
Abbandono la maschera, ripongo i costumi teatrali, mi asciugo gli occhi bagnati da lacrime amare, alzo il capo, soffoco il mio dolore e lo faccio scivolare tra le pieghe più profonde e nascoste del mio cuore, stringo i denti perché voglio continuare a vivere, a sperare in un futuro migliore, voglio credere che sull’odio vinca sempre l’amore.
Voglio cercare la mia immagine riflessa nelle iridi innocenti di un bambino, pure, trasparenti e voglio tendere le mie mani verso chi mi offre amore; voglio guardare la vita con i colori di chi mi ama con il cuore, quelli che solo io saprò riconoscere e apprezzare, a costo di sembrare un’illusa, una pazza o di rimanere sola.
Voglio affrontare con gioia il mio futuro, camminare in punta di piedi su un arcobaleno di colori e urlare a squarciagola il mio nome come una sfida, sfoderare il mio coraggio e correre, a braccia spalancate sul palcoscenico della mia vita, incontro al mio domani; accettare ogni cambiamento come un atto voluto, cercato e benedetto!