IL RICORDO

Le luci psichedeliche della pedana illuminano i corpi flessuosi e provocanti delle spogliarelliste, attirando come le mosche sul miele l’attenzione degli uomini del Night Club.
Solo io, come una mosca bianca, sto girato verso il bancone del bar, non m’importa nulla di ciò che avviene dietro di me. Voglio annegare nell’alcol il mio dolore, il mio rimorso. Ma soprattutto non voglio dormire… mai più. Il ricordo di lei mi tormenta al punto che ogni volta che chiudo gli occhi la vedo; bianca figura sfocata, come una vecchia fotografia, avanza verso di me e chiede “perché”.
Non so rispondere, non voglio rispondere, non voglio ammettere di essere stato un idiota, di aver approfittato del suo amore e dedizione, di averla umiliata in pubblico e in privato, di essere stato un uomo perverso e debosciato, cieco e insensibile di fronte al dolore di lei.
Il giorno che la trovarono morta annegata, impigliata fra gli arbusti che costeggiano la riva del fiume, quel giorno finì anche la mia vita. Ho capito troppo tardi.