C’era una volta un leone annoiato,
che dalla gabbia vedeva tutto rigato.
Immaginate che seccatura,
la vita a righe e senza ondula tura?
Passò di lì per caso un cagnolino,
che guardò il leone piegando il musino.
“Dimmi com’è la vista da lì,
tu che ampi spazi vedi tutto il dì?”
“Io vedo fin dove il guinzaglio permette,
anche la mia vita ha le sue ristrettezze”.
Si posò in quel momento sulla gabbia un fringuello,
che cinguettava di quanto il mondo fosse bello:
“Dall’alto io vedo la gente passare,
i parchi verdeggiare e sui camini il fumo sbucare:
le nuvole sono la mia soffice panna,
fra i rami della vecchia quercia ho la mia capanna”
“Descrivimi o fringuello – chiese il leone – com’è il mondo orizzontale,
io ahimè lo vedo solo in verticale”
Il fringuello smise allora di cantare
e malinconico cominciò a pigolare:
“io solo dall’alto ho la mia sfera visiva,
mi manca sapere cosa si vede da riva”.
Il leone si rivolse allora al salice piangente,
che da sempre faceva ombra alla gente:
“anche tu sei triste sempre lì imbambolato,
o dalle tue fronde tocchi il cielo stellato?”
“Ho chiesto al vento di portarmi più in là,
ma lui ha scosso i miei rami e son rimasto qua”.
Il leone dal suo mondo rigato aveva sperato
che qualcuno gli descrivesse le magie del creato.
Voleva conoscere il mondo orizzontale,
lui che ahimè vedeva tutto in verticale.
Aggrottando la fronte pettinò la sua criniera,
e così parlò dalla sua ringhiera:
“Ognuno di noi ha la sua prospettiva,
chi vede dall’alto e chi non ci arriva.
Più punti di vista son la soluzione
a quel che da singoli è una limitazione.
Io vedo le righe e tu sorvoli il mare,
tu con i tuoi padroni vai a passeggiare.
E anche tu, salice, che resti laggiù,
con l’aiuto del vento vedi di più.
Per dare alle righe una dimensione orizzontale
Bastava solo una squadra di amici trovare”.