Da qualche parte,
nascosta tra i camuffati
anfratti della mia compulsione,
che tutto infila, e che tutto appoggia,
alla rinfusa e dove capita,
potrei recuperare
la ricetta
per ritrovar me stessa.
Magari, sul fondo
di un tascone, troppo largo
di un jeans, troppo largo.
Pergamena fugace, sopravvissuta
per miracolo, alla centrifuga
della lavatrice, e della vita.
Stinta e sghemba
ma – chi può dirlo?-
ancor leggibile.
O, più probabile, nel pertugio,
più recondito, dello zaino, più usato,
dalla cerniera, strappata,
e liso, e bucato, il foglietto
se ne sta, lì lì, per finire
nell’altra dimensione.
Hai presente?
Quella, dell’ “Avrei potuto”.
Quella, che se ti fossi fermata
un solo istante, magari
ti saresti salvata.
La cerco, furastica.
All’improvviso, so.
Che mi serve. Che mi serve!
Ch’è questione
di vitale, auto-riconoscenza.
Inevitabile antitodo
per convertire, in vita,
questa insostenibile,
invasata, invasa, invisa,
sopravvivenza.
Sbatto la testa, il muro
contiene, assorbe, le urla.
Non la trovo, non la trovo!
Alt! Non farti cogliere, mai,
in questo stato
dallo sguardo, giudicante,
del mondo. Dita puntate.
Che sminuisce. Che compatisce.
Che se ne frega. Che non capisce.
Che pensa a sé. E solo, a sé.
Poi, flebile, come un sospiro
la sento. La seguo. Ringrazio
il rinnovato stato, d’allerta.
Un bivio recita: “ultima spiaggia”.
Il suono ora è forte. La individuo.
Ricoperta, accartocciata,
imbronciata, in un angolo.
Dimenticata, in un cassetto, dimenticato,
dentro uno sportello, inutilizzato,
di una credenza, incassata,
in un muro, spesso,
e nascoto.
Mi guarda, é furiosa.
“Mica lo so, adesso,
cosa possiamo farne, di te.”
“Mica lo so, adesso
se si può, recuperare, qualcosa.”
Ho occhi, lucidi.
Le labbra, tremano.
Lo sguardo é sui piedi.
I pugni, strettissimi.
Si impietosisce.
“Non fare così. Proviamoci.”
Riprende vigore. “Iniziamo”.
Si srotola, mi svela, il primo
degli ingredienti
per ritrovarmi. Dice
“Appoggia lo sguardo
sul cielo
e tienicelo, a lungo,
e se vuoi piangere, piangi.
E respira. E respira. E respira.”
E così, verso un tramonto infuocato,
appannato, e un po’ salato,
inspiro, espiro, lacrime.

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