SILT , IL SAGGIO

Nel folto del bosco, in una casetta ai piedi di un grande albero frondoso, viveva ormai da più di cento anni, un ometto saggio e veggente di nome Silt. Quando non era in servizio per il suo reame, se ne stava comodamente seduto nel suo giardino, tra minerali luminescenti e piante rare dalle proprietà speciali, sfogliando libri di conoscenza e saggezza.
I suoi occhi verdi vedevano sempre oltre il visibile e tante creature di altre sfere lo chiamavano e lo salutavano ed egli era sempre in buona compagnia.
Quel giorno, qualcuno bussò con insistenza alla sua porta. “Eccomi, calma, arrivo!” disse a passi lenti. Aperta la porticina vide sulla soglia un bambino. “Oh, un essere umano…come conosci la mia casa, amico mio?”. Disse il vecchio sorridendo. “Maestro Silt, la mia famiglia ti conosce da tanto tempo, e ti riverisce, abitiamo anche noi nel bosco” disse il bambino. “Cosa ti porta qui e perché sei così agitato?” chiese il vecchio, uscendo dalla casetta e offrendogli una bella bevanda rinfrescante color verde smeraldo in un minuscolo bicchierino. Una volta calmato, il bambino raccontò il motivo della sua venuta.
“Stavo giocando nella piazza del villaggio, quando mi è giunta voce da altri bambini che qualcosa di molto strano sta accadendo in un borgo vicino al nostro. “Mmm…fammi guardare bene”, disse Silt e aprì bene i suoi occhi verdi, perdendosi con lo sguardo, lontano, lontano. Quando tornò in sé disse: “Oh, sì, è vero..quel luogo è interamente sotto uno spesso manto di ghiaccio, e già da molti giorni, quando, invece, tutt’intorno, il cielo è limpido e splende un sole caldo e piacevole”. Dobbiamo correre in loro aiuto al più presto, e capire cosa è successo, ma prima va al villaggio e avverti tutti, anche le autorità devono sapere e intervenire. Poi torna qui da me”. Disse il vecchio Silt.
Rimase poi nel suo giardinetto a meditare sul da farsi.

Era il crepuscolo, i colori sfumavano nell’azzurro e arancio. Il dondolio delle corolle dei fiori al vento, il cinguettio degli uccellini e le vocine dei suoi amici luminosi, gli sussurrarono consigli e raccomandazioni, per la nuova missione da intraprendere. Se era, così, come pensava, il viaggio sarebbe stato lungo e faticoso, infatti, per sciogliere dal ghiaccio quell’intero villaggio bisognava ricorrere alla fonte dell’Acqua d’Oro, che si trovava nelle lontane e impervie regioni rocciose. Dalla fonte, stillavano gocce di acqua e oro e, per accedervi, occorreva un permesso speciale dei piccoli guardiani che la custodivano.
Silt prese, allora, una grande foglia del suo giardino e vi scrisse sopra due righe indirizzate agli amici della Fonte, poi l’arrotolò e con un soffio, che solo lui sapeva fare, la fece volare in alto e quella prese poi la direzione giusta.

Sapeva che per raccogliere quelle stille d’acqua occorreva tempo e una speciale ampolla rossa di polvere di rubino, che soltanto lui possedeva. Quando ebbe preparato la sua valigetta si sedette in attesa. Stava per giungere qualcosa di importante e infatti così fu.
Un delicato messaggero alato arrivò con la risposta dei piccoli guardiani della fonte, che avevano dato il permesso di accedervi, accompagnato da un solo umano e che gli rammentavano come l’Acqua d’Oro non sarebbe stata l’unica soluzione, qualcosa d’altro occorreva per liberare il paese dal ghiaccio. Poi volò via, proprio mentre arrivava il bambino.

“Bene, amico mio, ho ricevuto il permesso di recarmi alla Fonte dell’Acqua d’Oro e tu verrai con me” disse Silt. Il bambino era felice, ma anche un po’ inquieto per il viaggio.
“Va a casa e prepara la tua borsa, partiremo stanotte con la luna e con l’aiuto delle nostre amiche lucciole arriveremo domattina alla fonte”.

Cammina cammina, attraversando fossati, ripidi sentieri, e crepacci, l’ometto del bosco e il bambino arrivarono alla fonte dell’Acqua d’Oro.
Tra due rocce scoscese scorreva un filo d’acqua splendente, ma non vi era modo di arrivarvi a piedi. “Cosa facciamo adesso…?” Disse scoraggiato il bambino. Fu allora che Silt spinse il suo sguardo oltre il visibile e con i suoi occhi verdi scorse una delicata trama d’argento a forma di rete che permetteva di raggiungere la fonte.

“Bisogna imparare a guardare oltre le forme visibili, disse al bambino, “non devi fermarti di fronte agli ostacoli, ma allenare la luce sulla tua fronte a percepire le sottili trame che l’universo ha disegnato per noi. Ora ti guiderò e raggiungeremo insieme la fonte”.

Silt saltò, allora, sulla testa del bambino e cominciò a guidarlo, così come si guida un cieco… E passo dopo passo, avendo fiducia nell’invisibile raggiunsero la roccia da dove stillava l’Acqua d’Oro. Le gocce cadevano lentamente nell’ampolla rossa e quando fu riempita, tornarono soddisfatti alla casetta del saggio Silt.

“Bene, amico mio, ora sei diventato il mio nuovo apprendista umano e hai superato senza paura, la prima missione. Dobbiamo pensare al viaggio e prepararci al grande gelo e al silenzio totale. Intanto avverti il popolo del nostro villaggio di tenersi pronto, questa è una missione di tutti e solo con le energie purificate del cuore di ciascuno, si potrà sciogliere quel paese dal suo incanto malefico”.

Rimasto solo, Silt si recò in un punto misterioso e ben nascosto del bosco. Aprì una botola e scese una scala che portava in un sotterraneo. Era tutto illuminato dalle fiaccole e quando arrivò nella piccola sala, trovò seduti a un tavolino, altri tre esseri come lui. Anche loro avevano superato i cento anni e vivevano nelle dimensioni luminose, lontane dal bosco, ma quando Silt chiamava, allora si incontravano lì e parlavano per ore.

“Mio caro Silt”, disse uno di loro, il tuo compito terreno è di guidare le persone del villaggio a unire le loro forze per aiutare gli amici in pericolo, costi quel che costi. Saranno loro e non tu a compiere il lavoro. Potrai solo guidarli e con l’energia dell’acqua della Fonte d’Oro aprire un primo spiraglio di salvezza. Vedrai poi troveranno il modo di sciogliere il maleficio. Qui, l’Alto Consiglio sta osservando con occhi attenti il tuo operato, e si aspetta che anche quelle anime prendano parte in modo fraterno al recupero dei loro amici in difficoltà. Il bambino che ti assiste è una grande promessa. Ricorda che questa è la tua ultima missione nel bosco, poi ti saranno affidati altri compiti, in altre dimensioni”. Che la luce del tuo cuore illumini i tuoi amici terrestri”.

Silt prese congedo dai suoi saggi amici e pieno di energia tornò alla casetta per preparare i bagagli. A notte fonda, arrivò anche il bambino e così si misero in viaggio.
Da un paesaggio pieno di sole e calore giunsero nelle vicinanze del borgo di ghiaccio. Una cupa e grigia atmosfera dipingeva il cielo e i contorni. Nessun suono, nessuna voce, niente. Il freddo era pungente e penetrava fino a fare male. Il bambino era senza parole. Silt, guardava oltre e ciò che vedeva stringeva il suo cuore. Ciò che era accaduto, aveva origini lontane, gli uomini avevano lasciato aperte le porte alle ombre oscure e sinuose che, come serpenti, avevano avvinto ogni cosa in un incanto malefico e rigido.
I verdi occhi veggenti di Silt penetrarono il ghiaccio. Vide i volti desolati e spauriti di quegli abitanti. Lo sguardo fisso e triste, i corpi irrigiditi, le menti offuscate. Uno spettacolo desolante. Ma il loro compito era appena iniziato e man mano che si avvicinavano, la vista spettrale di quel luogo richiedeva un’azione immediata.

Silt tirò fuori dalla tasca la piccola ampolla di rubino rosso, la agitò, poi disse: “Ora amico mio, vedrai…”. Fece cadere alcune gocce sul bianco del manto ghiacciato e nel silenzio più totale si sentì un immenso scricchiolio, accompagnato da una velocissima saetta che attraversò l’interno del villaggio creando una rete di venature rosse simile a un’enorme ragnatela.

Il bambino guardava impressionato, ma fu ancora più scosso quando cominciò a scorgere, in quell’intricata trama, i volti spenti degli abitanti. Erano come paralizzati. Non chiedevano, non piangevano e soprattutto non si muovevano. Erano statue di ghiaccio.

“Non possiamo fare niente per loro?” domandò il bambino. “No, il mio lavoro finisce qui, amico mio” disse serio Silt, ora spetta alla tua giovane anima trovare la forza di chiamare a raccolta i tuoi amici e continuare la missione..” “Ahh”…sospirò il bambino…”non pensavo di dover agire al tuo posto..io non…Tu sei pronto e saprai cosa fare e io ti aiuterò a fare chiarezza dentro di te”, disse sereno il vecchio saggio.

Tornarono quindi alla casetta di Silt e in un punto tranquillo del giardinetto, egli preparò il bambino a scoprire le sue qualità nascoste. “Bene, ora ti insegnerò a vedere ciò che non riesci a vedere e a sapere cosa fare anche nei momenti più difficili. La tua anima è pura e compassionevole e sarà per te un bel viaggio di luce. Ora chiudi gli occhi e concentrati…e soprattutto cerca di ricordare ciò che vedrai…così mise una mano sulla sua fronte e d’improvviso si aprì un meraviglioso paesaggio.

Il bambino si sentì leggero come una piuma, volteggiava nell’aria e vedeva ogni cosa, anche lontanissima come vicina e unita a lui, in un grande abbraccio. Vide anche il borgo ghiacciato e seppe come aiutare a sciogliere l’incantesimo, poi vide se stesso e Silt e lì rimase strabiliato, avevano cambiato sembianze, Silt non era più un ometto e lui non più un bambino, ma entrambi indossavano una veste luccicante fatta di miriadi di minuscoli punti splendenti. “Ohhh…che meraviglia”….gridò… poi quella visione si spense e tutto tornò come prima. “Ora hai capito chi sei?” disse sorridendo Silt.
Superato il primo momento di turbamento, il bambino tornò subito al villaggio e chiamò tutti a raccolta.

“Dovete sapere che con l’acqua della Fonte d’Oro il saggio Silt ha sciolto il ghiaccio e reso visibile l’interno del paesetto, ma ogni abitante è ancora prigioniero. Qualcosa di terribile è accaduto e senza il nostro aiuto non potranno salvarsi. Ascoltate dunque come faremo.

Questa notte ciascuno di noi prenderà un secchio e lo riempirà di acqua di fonte. Lasciatela fino a domattina all’aperto, perché scendano le stelle ad irraggiarla. Quando ci recheremo al villaggio ognuno sceglierà un punto ghiacciato dove versare quell’acqua . Poi sapremo cosa fare”.
Ciò che accadde in quella notte rimarrà nella memoria dei cuori, il Cielo, accolta la richiesta di aiuto del bambino, scese sulla terra e ogni secchio si riempì di miriadi di luci e suoni stellari. Dall’alto fioccavano piccoli vortici splendenti di sapienza e coscienza che fluivano negli umili secchielli. Ogni anima si unì a quella silenziosa e profonda risposta dell’universo.

Il mattino seguente un corteo di persone, autorità, bambini e adulti, si incamminò in silenzio, secchio alla mano, verso il borgo gelato Ciascuno si scelse un angolo e versò lentamente l’acqua siderale. Un boato fu il segnale che il sigillo malefico si era spezzato. Prima si videro delle crepe, poi delle fessure e infine ecco… si aprirono finalmente i varchi, ogni persona liberata venne tenuta stretta e scaldata, ogni cuore fu rimesso in vita da tanti cuori uniti insieme dal medesimo intento.
Quel paese tornò alla vita grazie all’amore e alla sapienza infinita e compassionevole dell’universo.

Intanto alla casetta di Silt c’era un po’ di fermento, con questa ultima missione il saggio veggente preparava le valigie per andare in altri mondi a offrire il suo aiuto.

E il suo posto…? Potete immaginare chi lo avrebbe preso!….