C’é un angolo in Paradiso dove vivono i bambini che si preparano per andare sulla Terra.
Loro hanno il potere di vedere cosa succede laggiù, dove nasceranno.
Al momento della nascita dimenticheranno tutto.
Possono anche scegliere se rimanere angioletti o diventare bambini.
Dipende da loro e hanno nove mesi per decidere
Questo è il tempo necessario che serve per imparare cosa dovranno fare appena nati: respirare, piangere, ridere, ciucciarsi il pollice, fare i pugnetti, pipì e popò, succhiare il latte.
Non erano molti quelli che avrebbero dovuto nascere in primavera e quasi tutti avevano già preso la loro decisione.
Solamente tre erano ancora incerti: una femmina e due maschietti.
La femmina vedeva e sentiva i suoi genitori, una coppia di quarantenni che non erano ben sicuri di volere figli, lavoravano entrambi, una bella carriera davanti a loro, una vita piena di interessi.
Avevano discusso molto di questo, un figlio avrebbe cambiato completamente le loro abitudini e, nonostante le richieste dei loro genitori, che non vedevano l’ora di diventare nonni, avevano sempre rimandato la decisione.
Una mattina lei sentì strani malesseri, si preoccupò, andò dal medico e scoprì di aspettare un bambino.
Il destino aveva deciso per loro. Quando seppero che sarebbe stata una femmina decisero di chiamarla Alice.
Lei era un pò perplessa se valeva la pena di andare giù sulla Terra o restarsene tra gli Angeli.
Non si sentiva molto desiderata e se ne stava sulla sua nuvoletta, pensierosa.

Si accorsero di lei Mohamed e Luca, i due maschietti che per altri motivi, non avevano ancora deciso se nascere o no.
Alice confidò loro i suoi dubbi.
Mohamed fece una bella risata e disse:
“Guardate un pò dove andrò a finire io” indicando un vasto deserto, pieno di baracche filo spinato, soldati che sparavano .
Nascosti nelle baracche c’erano tanti bimbi che piangevano
in braccio alle loro mamme, papà che cercavano di proteggerli dal fumo e dalla polvere, ragazzi che andavano a prendere acqua ai pozzi sfidando i soldati.
In una di queste baracche i suoi genitori e due bambine, le sue future sorelle, ascoltavano un vecchio uomo che voleva convincerli a fuggire da lì, raggiungere un Paese al di là del mare, lontano dalla guerra.
Avrebbero trovato cibo, casa, lavoro e scuola per i bambini,
soprattutto ora che stava per nascerne un altro.
Erano molto incerti, tante erano le storie che si raccontavano su quelli che ci avevano provato: c’era chi aveva trovato aiuto da brave persone, chi era stato cacciato via, chi era morto.
Mohamed capiva che la sua vita non sarebbe stata per niente facile.
E così non aveva deciso ancora se nascere o no.
Alice si commosse per Mohamed, cercò di consolarlo con una carezza ma non era ancora capace e gli diede un pugno in faccia.
Mentre ridevano per l’accaduto si accorsero che Luca voleva avvicinarsi ma le sue gambe non si muovevano e nemmeno con le braccia riusciva a strisciare verso di loro.

Andarono loro da lui, sulla sua nuvoletta, e lui spiegò che non sarebbe stato uguale agli altri bambini ed era incerto se affrontare una vita così complicata.
Non avrebbe mai potuto correre, camminare, muovere bene le mani.
Neanche a parlare bene sarebbe riuscito!
I suoi genitori lo sapevano perché i dottori se ne erano già accorti ma gli volevano bene lo stesso e lo desideravano.
Luca che non aveva ancora imparato a ciucciarsi il pollice, tutti gli altri lo sapevano fare.
Alice e Mohamed non sapevano cosa dire.
Intanto si avvicinava il momento della nascita e della decisione: loro si guardavano ed erano sempre più agitati.
Avrebbero deciso all’ultimo momento.

Arrivò il mese di maggio, un bel mese per nascere.
In una lussuosa clinica, in una stanza piena di fiori, in una culla per neonati, c’era la piccola Alice, elegantissima nel suo pagliaccetto, circondata da pupazzi, carillon, giocattoli.
I suoi genitori discutevano sulla somiglianza della loro figlia, su quale baby sitter avrebbero assunto, su quale tipo di latte sarebbe stato migliore per la sua alimentazione.
Alice si ciucciava il pollice e si sentiva un pò sola.
Lontano da lì, in mezzo al mare in tempesta, c’era un gommone pieno di Africani che cercavano di raggiungere la spiaggia di un paese europeo.
Tra questi una giovane donna stringeva tra le braccia un neonato che urlava a più non posso. Il papà cercava di proteggerli con il suo corpo dal freddo e dagli spruzzi del mare.
Si accorsero di loro dei pescatori che, con il loro peschereccio si avvicinarono al gommone e fecero salire a bordo donne e bambini.
Mohamed si ritrovò tra le braccia di un omone barbuto che puzzava di pesce ma che lo teneva al caldo.
Con la barba gli faceva il solletico e fu contento quando arrivò la mamma e gli diede il latte da mangiare.

In un grande ospedale specializzato nelle nascite dei bambini, c’era un reparto pieno di grandi scatole di vetro attaccate a lucine, tubi e monitor.
Le persone erano vestite tutte di azzurro e avevano delle buffe mascherine sul viso.
Dentro queste scatole piccolissimi bambini con tanti aghi e tubicini infilati nei loro corpicini.
Uno di questi era Luca. Seduta accanto a lui la sua mamma che attraverso uno sportellino, lo accarezzava con dolcezza.
Lei piangeva ma le sue erano lacrime di gioia perché il suo bambino aveva vinto la prima battaglia della sua difficile vita: era nato.

Tutti e tre i nostri amici : Alice, Mohamed e Luca avevano deciso di nascere perché la vita è un dono meraviglioso che non si deve mai rifiutare!

MN