Terza parte

Nicolò era sempre stato allegro, sereno, sicuro: un capobanda nei giochi con gli amici, abile negli sport, senza paura o fobie.
Ora invece, con tutta la confusione che aveva in testa quando doveva leggere o scrivere, cominciava a sentirsi inferiore agli altri, perdeva la sua sicurezza, era triste e pensieroso.
Di notte faceva brutti sogni, si svegliava piangendo o urlando.
A peggiorare le cose ci pensavano i compagni di scuola.
Si sa, i bambini a volte sanno essere crudeli con i più deboli e così ridevano ai suoi errori, lo prendevano in giro, lo isolavano dai loro giochi.
Domenico e Sara erano disperati, non riconoscevano più il loro figlioletto.
Seguirono i consigli della maestra e lo portarono da una pedagogista che gli fece fare un sacco di test.
Un disastro!
Diavolo custode interveniva scrupolosamente e la diagnosi fu: grave dislessia.
Nicolò fu fatto esaminare da vari professori, i migliori: le opinioni erano varie.
Chi diceva che era una patologia ereditaria, chi la attribuiva a lesioni cerebrali, a mancanza di certe sostanze, a difficoltà di apprendimento.
Non c’era molta chiarezza sull’argomento, di sicuro ci voleva un trattamento particolare.
Nicolò invece di usare libri e quaderni usava il computer.
Gli dispiaceva molto perché, fin da piccolo, aveva amato i libri che la mamma gli leggeva con tutte quelle belle figure e parole.
Il computer era una cosa fredda, non potevi tenerlo in mano, sfogliarlo.
Diavolo custode non era molto pratico delle tecnologie moderne: interveniva solo schiacciando qualche tasto a caso, oscurando lo schermo, togliendo la spina.
Questo non impedì a Nicolò di fare notevoli progressi, a scuola aveva buoni risultati ma lui non si dava pace di essere diverso dagli altri!
In casa furono fatti sparire tutti i libri, questi venivano sostituiti con le audiocassette.
Nicolò aveva solo un amico, il cane Giotto, un bel cagnone dal muso rotondo come il cerchio disegnato dal famoso pittore.
Voleva un bene dell’anima al suo padroncino.
Si era accorto anche della presenza di diavolo custode ma poteva fare ben poco.
Insieme facevano lunghe passeggiate e se diavolo custode tentava di fare qualche dispetto a Nicolò, abbaiava furiosamente cercando invano di morderlo
Con gli altri bambini era a disagio e i tentativi di Domenico e Sara di organizzare feste,, inserirlo nelle squadre di calcio, di pallacanestro, negli Scout, erano tutti inutili.
Lui stava bene solo ed era sempre più triste.
Quando era nella sua cameretta o durante le passeggiate con Giotto, Nicolò rifletteva molto su di sé e sugli altri bambini, quelli che incontrava a scuola, nei giardini, a catechismo.
Ce n’erano di tanti tipi:alti, bassi, biondi, neri, grassi, magri.
Qualcuno però aveva delle caratteristiche che gli altri non avevano.
In classe con lui, per esempio, ce n’era uno che stava sempre seduto su una sedia con le ruote.
La sua mamma spingeva questa sedia fino al banco e lui non si alzava mai: anche quando doveva far pipì , veniva la bidella a prenderlo per portarlo al bagno..
Durante l’ora di ginnastica lui stava in fondo alla palestra a guardare gli altri.
Nicolò era molto incuriosito e cominciò a parlare con lui, portarlo in giro durante la ricreazione.
Diego, così si chiamava il bambino, gli spiegò che quando era molto piccolo, era caduto dalle scale, si era rotto la schiena e le gambe non si erano più mosse.
Era brutto non poter più correre, saltare; però, quando suo papà lo portava in piscina o, in estate al mare, lui, che aveva le braccia forti, nuotava e si sentiva libero.
Al catechismo c’era un ragazzino che si sedeva sempre nella prima panca e guardava il Sacerdote, fisso in viso , quando spiegava religione.
Aveva degli strani aggeggi nelle orecchie e parlava con difficoltà.
Sara spiegò a Nicolò che quel bambino era sordo, non sentiva le parole, la musica, i suoni, non bene come li sentivano loro.
Guardava il viso del Sacerdote perché, dal movimento delle labbra, capiva quello che lui diceva.
Questo fatto suscitò grande ammirazione in Nicolò che provava a tapparsi le orecchie, ma dai movimenti delle labbra di chi parlava, non capiva nulla.
Erano bravi i sordi che sapevano fare una cosa così!
Domenico e Sara non sapevano come interpretare questo interesse di Nicolò per i bambini disabili: in parte erano contenti perché dimostrava sensibilità e generosità, in parte si preoccupavano perché così Nicolò si allontanava sempre più dai “così detti normodotati”.
Diavolo custode non interveniva, si era un po’ stufato di quel lavoro: faceva lunghe dormite dentro il caminetto o nella brace che rimaneva quando Domenico faceva il barbecue.
Nicolò diventò grande amico di Diego, non poteva portarlo a passeggiare nei boschi con Giotto poiché i sentieri non erano adatti alla sedia a rotelle.
Così andavano sulla passeggiata a mare, sul porto a guardare le barche.
C’era un piccolo molo da dove si poteva pescare con le canne ed era molto divertente.
Nelle giornate piovose avrebbero voluto andare al cinema, ma c’erano le scale e per Diego era impossibile entrare.
Trovavano spesso degli ostacoli, come per andare sul piazzale della Chiesa dei Frati, dove si riunivano tanti ragazzi a giocare.
Sempre colpa delle scale!
Diego era un grande lettore e Nicolò lo accompagnava in biblioteca a scegliere i libri.
Gli veniva una stretta al cuore a vedere tutti quegli oggetti dei suoi desideri, però a volte si sorprendeva perché riusciva a leggere il titolo o il nome degli autori.
Diego andava tre volte alla settimana in una palestra a fare riabilitazione..
Nicolò ogni tanto lo accompagnava: c’erano tanti bambini di tutte le età , ognuno con il proprio terapista, che facevano strani esercizi.
Chi veniva rotolato su grossi palloni, chi strisciava su tappeti stesi sul pavimento, chi era appeso a strane scale attaccate al soffitto.
Sempre colpa delle scale!
Diego era un grande lettore e Nicolò lo accompagnava in biblioteca a scegliere i libri.
Gli veniva una stretta al cuore a vedere tutti quegli oggetti dei suoi desideri, però a volte si sorprendeva perché riusciva a leggere il titolo o il nome degli autori.
Diego andava tre volte alla settimana in una palestra a fare riabilitazione..
Nicolò ogni tanto lo accompagnava: c’erano tanti bambini di tutte le età , ognuno con il proprio terapista, che facevano strani esercizi.
Chi veniva rotolato su grossi palloni, chi strisciava su tappeti stesi sul pavimento, chi era appeso a strane scale attaccate al soffitto.
Nicolò li ammirava per la loro tenacia, non si lamentavano, non frignavano come aveva visto fare spesso in palestra dai suoi compagni di scuola.

Gli anni passavano e venne il giorno della Prima Comunione.
Una volta si diceva che era il giorno più bello nella vita di una persona .
Chissà se è vero ma per Nicolò forse lo fu, a sua insaputa.
Domenico e Sara organizzarono una grande festa nel giardino.
Era maggio, il mese più bello! Tutto era fiorito: margheritine nel prato, fiori bianchi o rosa sugli alberi da frutto, ginestre sulle colline.
La Chiesa era addobbata per le grandi occasioni, i bambini tutti vestiti di bianco, i parenti elegantissimi.
Gli angeli custodi erano in fermento: era una grande occasione per esibire il loro operato, ognuno voleva che il proprio bambino facesse bella figura in quella grande occasione.
Diavolo custode si risvegliò dal torpore in cui era caduto in quegli ultimi tempi.
Quella della Prima Comunione era una cerimonia molto importante,
doveva presentarsi al meglio: cercò di darsi una riassettata, sistemarsi meglio le ali, pettinarsi, lavare la tunica.
La procedura era che tutti i bambini entrassero in processione, mani giunte, aria ispirata, angeli al loro fianco.
Ognuno prendeva il proprio posto davanti all’altare e il Sacerdote cominciava la Messa.
Era una occasione particolare e l’Arcangelo Gabriele decise di dare un’occhiata in quella chiesa, per controllare un po’ come andavano le cose..
Orrore! Con la sua esperienza (Lui ne aveva da un’eternità) , si accorse subito che, infiltrato tra gli angeli custodi c’era un diavolo!
Era allibito! Bisognava prendere subito dei provvedimenti.
Fece intervenire i suoi aiutanti, acciuffare diavolo custode e gettarlo all’inferno.
Scelse poi un angelo custode , il migliore di quelli che aveva a disposizione e lo inviò a fianco di Nicolò che, ignaro di tutto, seguiva la Messa.
L’Arcangelo Gabriele decise di tenere in osservazione, per un periodo, quei bambini e soprattutto Nicolò per vedere cosa il diavolo era riuscito a combinare.
Finiti i festeggiamenti per la Prima Comunione, la vita riprese normalmente.
A scuola Nicolò si accorse che, anche se con difficoltà, riusciva a leggere qualche parola alla lavagna.
Anche sbirciando sui libri del compagno, decifrava con sempre maggiore facilità lettere e numeri.
Si procurò un quaderno e a casa, nella sua cameretta, cominciò a scrivere qualche sillaba e poi frasi vere e proprie.
I miglioramenti erano rapidi e notevoli; Nicolò decise di uscire allo scoperto: dichiarò alla maestra che non voleva più il computer ma libri e quaderni come i suoi compagni di classe!
Lei si spaventò perché pensò a una crisi di inferiorità di Nicolò che aveva dimostrato di soffrire molto per la sua dislessia.
Convocò i genitori per metterli al corrente del problema.
Nicolò era molto incavolato per tutto ciò, prese il suo quaderno segreto e si mise a scrivere e leggere..
Fu uno shock per tutti: la dislessia era scomparsa!
In effetti lui non era mai stato dislessico. Non riusciva a leggere per i dispetti che diavolo custode gli faceva.
E così aveva provato tutti i disagi che la dislessia produce.
Questo lo aveva fatto soffrire ma reso più consapevole e forte nell’affrontare le difficoltà e più sensibile verso gli altri.
I professori che avevano seguito Nicolò si domandavano come era potuto accadere una guarigione tanto repentina.
Domenico e Sara si domandavano se quei professori erano stati all’altezza nel giudicare Nicolò.
L’Arcangelo Gabriele si domandava se gli interventi degli angeli custodi fossero veramente un beneficio per i bambini, visto come era diventato Nicolò, migliore degli altri, più generoso, più forte.
Nicolò si domandava se quello che era accaduto a lui poteva accadere anche a Diego: cioè se le sue gambe un giorno, avrebbero ricominciato a muoversi.
L’unico che non si domandava nulla era diavolo custode che, beato fra le fiamme, si disinteressava degli angeli, dei bambini e delle loro preghiere

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FINE