Sono Melissa e frequento la quinta elementare.
Nella nostra scuola quest’anno ci sono state parecchie novità.
Ieri è arrivata una nuova compagna di classe.
La guardavamo tutti con due occhi così!
«Che cosa c’è di strano?», mi chiederete.
«Niente, ha la pelle scura, i capelli corti e crespi ed io non avevo mai avuto una compagna di classe così».
La accompagnavano i genitori che però hanno la pelle chiara come la nostra.
Sono rimasta un po’ sorpresa perché pensavo che i genitori assomigliassero ai figli, cioè, volevo dire al contrario, ma so che avete capito.
Io, per esempio, sembro la copia di mio padre.
La maestra l’ha presentata alla classe, si chiama Zalika e arriva dall’Africa, dalla Nigeria.
«Wow» ho pensato io, «ha fatto un lungo viaggio!»
Di questo sono sicura, la geografia la studio volentieri ed è la mia materia preferita.
Ora è nel banco dietro di me, vicino a Lucia. Sento la sua presenza perché tutti la guardano.
Io non posso voltarmi ogni momento, sarebbe maleducazione, come mi ha insegnato Mamma che mi dice sempre:
«Non fissare le persone, non sta bene».
Nell’intervallo, ho saputo da Camilla, che è un po’ pettegola e sa tutto di tutti, che Zalika è stata adottata perché i suoi genitori sono morti.
«Una tristezza e una vera stranezza», ho pensato, perché io so che, di solito, i bambini vengono adottati da genitori che non hanno potuto avere figli ma, in questo caso non è così.
La nuova famiglia sembra abbia due fratelli più grandi e, sempre a dire di Camilla, sono molto buoni e generosi.
Sono d’accordo con lei.
Quando l’ha saputo Nonno, ha incominciato a scuotere la testa e a parlare di fatti accaduti tantissimi anni fa, dei migranti italiani, delle guerre, del razzismo e sarebbe andato avanti per ore se Nonna non l’avesse fermato con un deciso:
«Alfredo, smettila, non coinvolgere la bambina in questi discorsi. Sono troppo complicati e difficili, lasciala vivere serena, povera innocente».
Queste sono discussioni da grandi, ha ragione Nonna, io non ci capisco proprio niente.
Il mese scorso, nell’altra classa, è arrivata una bambina disabile, si chiama Chiara ed è su una sedia a rotelle.
Un po’ perché sono curiosa di natura, un po’ perché sono molto socievole (anche troppo, dice Mamma), ho cercato di conoscerla.
Infatti, anche se non è in classe con me, la vedo in giardino durante la pausa, con la sua insegnante di sostegno e un giorno mi sembrava triste.
Qualche giorno fa era senza merenda ed io le ho offerto metà della fetta di torta che avevo.
Era contenta e abbiamo chiacchierato un po’.
Mi ha raccontato che ha una malattia strana (non ricordo il nome) e che non può camminare dalla nascita.
Le ho detto:
«Non mi sembra un problema, hai una carrozzella fantastica e, beata te, non devi portare tutti i giorni lo zaino che pesa come un macigno».
Sembrava perfettamente a suo agio e mi fece ridere da morire quando le arrivò addosso un pallone all’improvviso e lei, con i riflessi super dotati, lo rimandò indietro con un mirabile colpo di testa!
E’ troppo forte!
L’ho invitata a casa mia a fare i compiti e a mangiare un’altra fetta delle meravigliose torte che cucina mia nonna.
Anzi, se Mamma me lo permetterà, inviterò anche Zalika così potrò conoscerla meglio e fare amicizia con lei perché penso che si debba ambientare con la nuova famiglia, crearsi nuove amicizie e che, forse, soffrirà di nostalgia per tutte le persone e le cose che ha perduto.