Senti come brucia? Dietro la tua schiena, proprio lì dove hai voltato le spalle. Puoi allontanarti quanto vuoi, a passi veloci e ben calibrati o anche solo metaforicamente, ma continua a bruciare. Puoi cercare di annaffiare fiori e gettare acqua su tutto ciò che vedi, ma questo non spegnerà né le fiamme lì dietro né le tue responsabilità.

Puoi essere un cittadino modello che si china a raccogliere la cacca del proprio cane, ma continuerai a sentire un caldo soffocante, asfissiante.

Non se ne andrà, neanche in autunno, neanche con le prime piogge. Le fiamme forse si spegneranno, ma quella sensazione di bruciore non se ne andrà.

Sarà la tua metafora vivente, quella che ti segue al supermercato, quando comprerai la carne senza guardare bene l’etichetta, perché tanto hai fretta e poi a fine mesi i conti li devi fare tu. E invece a fine mese, alla fine di ogni mese, i conti ce li ritroviamo a fare tutti. Tutti ben coperti e vestiti a puntino ma con quella sensazione di bruciore alle spalle. Una sorta di fuoco di sant’Antonio che non ha niente di santo, ma molto di umano.

C’è anche la tua mano ad incrementare quel fuoco, lo sai? Sì che lo sai. Lo hai letto, lo hai sentito al telegiornale ma soprattutto lo sai perché brucia, brucia sempre. Ovunque ti volti le tue spalle sono roventi.

L’unica cosa che ti rasserena temporaneamente è una passeggiata nei boschi, nel refrigerio della natura.

Quanto lo desidereresti? Staccare da tutto e da tutti, anche da questo calore assordante dietro la schiena. Calore assordante, non ho sbagliato a scrivere. Perché sa di urla di animali arsi vivi, di piante che scoppiano mentre scoppiettano, di persone che piangono inermi davanti al disastro, mentre tu volti la tua schiena.

Corri, scappa, scappa via lontano anche dai boschi, da quel rifugio che è diventato una trappola per la coscienza. Scappa veloce, più che puoi, finchè puoi. Perché poi dovrai fermarti, che ti mancherà l’ossigeno. L’ossigeno, cavolo, quando manca come si fa? Cerca di riprendere fiato, cerca di respirare a pieni polmoni. Ma non arriva niente, non arriva ossigeno, i tuoi tentativi stanno diventando comici espressioni di uno che sta morendo soffocato. Soffocato dai sensi di colpa e dai tormenti, da quel fuoco che brucia dietro la schiena e il niente davanti agli occhi, che ogni via di fuga si è rivelata inesistente, esigua, effimera.

Cosa puoi fare?

Sii farfalla! Fa’ che il tuo batter d’ali a casa tua provochi un diluvio in Amazzonia. Spegniamo le fiamme e accendiamo le coscienze:

Non comprare carne di manzo importata dal Brasile, che gli allevamenti bovini sono una delle prime cause di deforestazione dell’Amazzonia.

Riduci il consumo di carta e legno che provengono da lì e acquista solo prodotti certificati.

Sensibilizza chi puoi sull’argomento, anche mentre raccogli la cacca di cane passeggiando con un amico o conoscente: #PrayForAmazonia!